Tuesday, February 26, 2008

School of rock

Ieri sono stato in un importante liceo milanese. Alcuni ragazzi mi avevano invitato a tenere una sorta di lezione sulla musica rock. Con bene in mente il formidabile protagonista del film School of Rock, ho accolto con piacere l'invito. Avevo già fatto in passato un paio di incontri sul tema in altrettante scuole e l'esperienza mi ha sempre affascinato.

Trovarsi di fronte ragazzi nel periodo più importante della vita, quello che va appunto dai 14 ai 18 anni, in cui ciò che viene loro trasmesso rimarrà - nel bene e nel male - poi per il resto della vita, è una sfida troppo bella per rinunciarvi. Se è vero che i ragazzi di oggi, bombardati da mille suggestioni mediatiche, fanno fatica a tenere desto il livello di attenzione, è altrettanto vero che i loro sguardi spalancati e la loro curiosità sono ancora qualcosa di concreto. Così è stato.

Questo incontro si è tenuto nell'ambito della loro annuale settimana autogestita. Mentre aspettavo di entrare nell'aula, guardavo con un po' di tristezza il programma di questo evento: incontri su Milano e la mafia, incontri sulla sessualità consapevole, incontri sui problemi condominiali (!), incontri su Milano "città da cui fuggire"... insomma, quanta astrazione e quanta ideologia... Un educatore dovrebbe avere chiaro che a un ragazzo di 16 anni la cosa più importante è cercare di comunicare il gusto e la passione per il bello, se a 16 anni gli si riempie la testa che la città in cui vive è uno schifo da cui fuggire, quale fiducia nella vita gli potrà rimanere.

Dentro, c'era più del doppio degli studenti che gli organizzatori si aspettavano, e credo ci siamo divertiti parecchio. Non ho potuto fare a meno di partire con una delle mie citazioni rock favorite, quella da un brano di Bruce Springsteen: "Abbiamo imparato più da un disco di tre minuti che da tutto quello che ci hanno trasmesso a scuola", e così ho impostato la mia lezione: una canzone rock può, a volte, dire di più le esigenze del nostro cuore (felicità, desiderio di giustizia, affettività) del freddo nozionismo di un certo tipo di educazione scolastica.

Ho fatto loro vedere video dei Clash (London Calling dal vivo), Springsteen (Thunder Road), Bob Dylan (Like a Rolling Stone), Nirvana (Come as you are), qualche estratto da Monterey (California Dreamin' e My Generation degli Who) e proprio come il protagonista di School of Rock mi sarebbe piaciuto dare loro come compito di ascoltarsi tutta la discografia dei Ramones...

Visto che siamo in tema, se qualcuno di voi si trova dalle parti di Torino, magari potrà divertirsi a partecipare alla serata che con l'inarrestabile Ezio Guaitamacchi faremo questo venerdì, il 29, a Carmagnola. Titolo: Bob Dylan, il Picasso del rock. Ci sarà musica dal vivo (Ezio e la meravigliosa Brunella), io cercherò di parlare il meno possibile e gusatrmi la cucina ebraica preparata per l'occasione dallo chef. La serata infatti è nell'ambito di una rassegna musical/culinaria nata da un’idea di Eliodoro Pettiti e promossa dal Comune di Carmagnola (Torino). Presso la Cascina Vigna, Via S. Francesco di Sales (Carmagnola).

16 comments:

Spino said...

si non male come citazione da cui partire :D
ci vorrebbero 100 1000 Vites nelle scuole ad aprire gli occhi ai ragazzi sui valori della "vera" musica...

Anonymous said...

d'accordissimo
bella avventura

Anonymous said...

per curiosità: quei ragazzi dai 14 ai 18 anni come hanno reagito ai vari who, dylan, springsteen e compagnia terza età? conoscevano qualcosa? ma soprattutto, fregava davvero loro qualcosa?

andrea

Paolo Vites said...

allora: il 90% erano ragazze, i maschi pochissimi, dalla finestra dell'aula i maschietti li vedevo quasi tutti fuori a giocare a pallone in cortile... i presenti erano tutti attenti e interessati, hanno fatto diverse domande, e se su dylan hanno dimostrato poco interesse, springsteen lo conoscevano e hanno apprezzato, così come hanno voluto vedere a tutti i costi jimi hendrix a monterey... si sono detti d'accordo con me che il rock italiano è una bufala, in quanto una forma musicale che non ci appartiene per tradizione e cultura, anche se qualcuno ha tirato fuori il progressive rock.. insomma, sì, direi che erano davvero interessati, spero anche per il taglio che ho dato io alla lezione che non è stata solo una storia del rock, ma qualcosa di diverso...

Anonymous said...

lezioni di musica rock... altro che "la storia della musica" di paola maugeri su Virgin radio!
dovresti farle online.... sul serio

Luca Skywalker

p.s. School of Rock mi era piaciuto

Unknown said...

Sono pienamente d'accordo con Luca Skywalker
Lezioni come queste vanno davvero fatte conoscere. Sono pochi ormai quelli che, sanno parlare di musica in modo affascinante... secondo me alla radio andresti alla grande!
Bomber

Gattosecco said...

Se qualcuno di quei ragazzi ha tirato fuori il prog rock italiano significa che i "dinosauri" sono ancora interessanti , come lo erano per me ai tempi della scuola. La buona musica non ha età. Serve solo qualcuno o qualcosa che permetta di conoscerla ed ascoltarla.

Davide8 said...

Paolo, se nn hai nulla in contrario vorrei linkarti sul mio blog!
ciao
d

Paolo Vites said...

solo se cambi layout! he.. mo' ti linko anch'io visto che frequentiamo le stesse rock star....

Anonymous said...

Ricordo la mia prima autogestione allo scientifico, 1994, le mie compagne più carine prese a raccontarmi dell'avviso di garanzia a Berlusconi, proprio a me che avessi avuto l'età per farlo l'avrei votato!!!
Magari ci fosse stato un Vites a parlare di roba seria...

Fausto Leali said...

Peccato che ai miei tempi queste lezioni non le facevano...
Evviva il professor Vites !

Anonymous said...

se dici che il rock italiano è una bufala i tuoi amici rockettari italiani non la prenderanno benissimo eheh. ma il rock non era un linguaggio universale?

andrea

Paolo Vites said...

universale nel senso che quello che esprimono gli anglo-americani lo posso percepire anche io, in termini esistenziali, affettivi etc... in termini di costruzione "tecnica" della canzone rock, è un linguaggio esclusivamente anglo-americano

Anonymous said...

mah, qualche dubbio su questa questione mi è sempre rimasto. che il modello sia quello, perlomeno se si parla di rock diciamo così classico, non ci piove, ma non vedo perché non possa essere 'parlato' con valore da altri che angloamericani non sono. sai bene che esistono rocker di altri origini che suonano americani quanto gli americani. se invece, come credo, non è una questione di nazionalità ma di cultura (io posso essere nato a tunisi ma esser cresciuto come un americano) allora la questione un po' si sposta. però non mi convince il fatto che allora un buon gruppo rock italiano debba, per essere considerato tale, suonare e/o scimmiottare uno americano o inglese. penso che il rock sia un po' come la pizza, è una buona base, poi ognuno la condisce come preferisce. certo, si dirà, la pizza napoletana doc la mangi solo a napoli, ecc ecc. dal canto mio, ed è vero, la pizza italiana più buona che abbia mai mangiato l'ho trovata a san francisco 13 anni fa.

andrea

Anonymous said...

a proposito dei dinosauri: in alcune performance traspare una tale forza dirompente che non c'e' eta' che tenga. io ho visto solo due mesi fa su youtube elton john che suona al piano tiny dancer.. (roba del 71, ancora prima che nascessi).. sono rimasto impietrito e l'ho rilanciato credo 85 volte...
rag

Paolo Vites said...

è un fenomeno interessante che colpisce alcun di questi "dinosauri"... bob dylan diceva che si stupisce di come abbia potuto scrivere 40 anni fa canzoni come Its alright ma e che oggi non sarebbe più in grado di farlo.. credo che questi sessantenni (Neil Young, Paul McCartney, gli Stones, Dylan etc) si siano riavvicinati alle loro vecchie canzoni - dopo averle snobbate per anni - con stupore loro stessi e si rendano conto che nulla di quanto hanno scritto negli ultimi 25 anni ha la stessa forza... ne riprendono possesso e conferisocno loro nuova vita con la saggezza acquisita dall'età, che non è più la forza distruttiva della loro giovinezza, ma una rispettosa dignità.. con risultati in alcuni casi - Neil Young - sbalorditivi

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