Friday, February 15, 2008

We can change the world (?)

"I think that the time when music could change the world is past. I think it would be very naive to think that in this day and age. I think the world today is a different place, and that it's time for science and physics and spirituality to make a difference in this world and to try to save the planet".
(“Credo che il tempo in cui la musica poteva cambiare il mondo sia finito. Credo che sarebbe davvero infantile pensare una cosa del genere in questa epoca. Credo che il mondo oggi sia un posto differente e che sia il tempo per la scienza, la fisica e la spiritualità di fare la differenza e cercare di salvare il pianeta”).
È interessante che Neil Young abbia detto queste cose proprio alla presentazione del suo film CSNY: Deja Vu, documentario che racconta il Freedom of Speech tour che lui e Crosby, Stills e Nash hanno tenuto nel 2006, uno degli eventi più altamente politici che la storia della musica rock recente ricordi, messo in piedi per attaccare e denunciare l’amministrazione Bush.
Aggiungendo poi: “I miei amici mi dicono di non smettere. Non smetterò. Sono convinto che questo sia il momento di operare dei cambiamenti. Ma so anche che non sarà una canzone. Forse lo era, ma oggi non lo è più. Sto cercando il carburante della gente, ciò che la spinge a vivere e a muoversi. Lo troverò? Sì. Non so nemmeno perché ho scelto di dare una mano a rivelare una cosa di tale portata. So che posso solo scrivere una canzone quando lo avrò trovato. Fino ad allora posso scrivere una canzone sulla ricerca. Ma una canzone da sola non cambierà il mondo. Eppure, continuerò a cantare”.
Personalmente non ho mai creduto che una canzone rock abbia cambiato il mondo. Non so da dove Neil Young abbia preso la nozione che in passato sia stato così. Forse da una frase che disse una volta Bob Dylan (che, come sempre, va letta in modo piuttosto ironico e cinico): “Crosby Stills Nash e Young, loro sì che hanno fermato la guerra in Vietnam con le loro canzoni”. Ho sempre pensato che una canzone di “protesta” (termine orribile) o “politica” al massimo riflettesse quello che già stava accadendo nella società. Canzoni come Ohio, appunto di Neil Young. Oppure rivelasse una visione ideologica del tutto parziale e chiusa in se stessa, come Fascist Pig dei Suicidal Tendencies. Le canzoni di protesta la maggior parte delle volte vengono ascoltate da chi è già su una certa lunghezza d’onda. Guardate il grande dispiego di mezzi che fu Il Vote for Change Tour capitanato da Bruce Springsteen nel 2004, quando un gruppo di artisti girò l’America per sostenere la candidatura di John Kerry contro quella di George Bush. Il risultato fu la vittoria di Bush. Perché a quei concerti di Springsteen & Co. ci andavano solo, ovviamente, persone che già avevano deciso di votare per Kerry. Insomma, “predicare ai convertiti”, come si usa dire.
Forse, se proprio devo pensare a canzoni rock che hanno cambiato il mondo, credo abbiano avuto più impatto brani come Tutti frutti di Little Richard, Thats Alright Mama di Elvis o Like A Rolling Stone di Bob Dylan. Canzoni che hanno avuto una forza d’urto formidabile sulla società, spingendola a muoversi verso direzioni sconosciute. Ma anche in tal caso, esse hanno riflesso dei cambiamenti che comunque erano già in atto e che probabilmente sarebbero accaduti ugualmente, magari in forma diversa.
Nessuno, in Occidente, sa o si ricorda di quella che invece è passata alla storia come la “singing revolution”, la “rivoluzione cantante”, avvenuta nei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) tra il 1987 e il 1990. Nel tentativo di scrollarsi di dosso quello che era stato il brutale regime sovietico, il 14 maggio 1988 al Tartu Pop Music Festival in Estonia, vennero improvvisamente eseguite in barba alla polizia russa presente cinque canzoni patriottiche: il pubblico presente si unì in massa ai musicisti rock sul palco, unendo le loro mani, e cominciò una serie di eventi epocali. Notte dopo notte, ovunque ci fosse un concerto o anche per le strade, migliaia di cittadini si univano a musicisti rock cantando canzoni che il regime di occupazione aveva proibito per decenni. La cosa si propagò anche negli altri due Paesi vicini,fino alla vittoria (esiste anche un film su questa storia, vedi immagine in questo post).
Per dirla tutta, forse davvero alcune canzoni rock hanno (in parte) cambiato il mondo. Neil Young si scorda però di dire che erano canzoni così belle e significative – ad esempio quelle citate prima e tante altre, magari Anarchy in the UK dei Sex Pistols – che era proprio inevitabile che ottenessero risultati clamorosi. Un pezzo, scritto come semplice canzoncina ballabile per innamorati come Dancing in the Streets di Martha and the Vandellas, nel 1964 divenne il canto di migliaia di manifestanti per i diritti della gente di colore. Oggi nessuno, Neil Young incluso, sa più scrivere canzoni di tale portata.
Mi piace piuttosto che Neil Young sia ancora così appassionato alla propria musa e a ciò che essa davvero significhi: cercare l’anima del mondo, cercare di svelare il mistero della vita. Anche solo con una canzone. Le canzoni “politiche” passano come passano gli eventi di cui esse raccontano. Le grandi canzoni che osano dare un volto al mistero rimangono, almeno fino a quando il mistero non verrà svelato. O qualcuno si accorga che il mistero ha già preso un volto umano e si è fatto compagnia all’uomo già da tempo. Da circa duemila anni e poco più.

6 comments:

Anonymous said...

davvero ricco di spunti questo post.... condivido soprattutto quanto dici su Like a Rolling Stone di Bob... ci vorrebbe davvero, oggi, uno che faccia una rivoluzione di quel tipo, ma son tempi diversi... la tv oggi ti dà luce per un attimo, abbacinante, ma poi ti mette da parte...

Luca Skywalker

Gattosecco said...

Forse certi avvenimenti sarebbero successi comunque, ma è inevitabile che se certe canzoni vengono adottate come colonna sonora di certi avvenimenti è perchè quel messaggio riescono a trasportarlo nell'aria e nelle menti meglio di qualunque altra cosa.

Poi è indifferente se sono i Jefferson Airplane di Volunteers o Neil Young, se sono i System of a Down del fantastico video di Boom! o le note dei Doors al G8 di Genova.

Anonymous said...

se non una canzone, sicuramente il carisma della persona che la compone e la interpreta può portare al cambiamento.

Speriamo che Neil non si riparmi e faccia un gran concerto il 24

Lorenzo

Paolo Vites said...

con quello che hai speso, lo spero davvero per te :-)

Anonymous said...

se così non fosse, la poltroncina me la porto a casa

Unknown said...

"Mi piace piuttosto che Neil Young sia ancora così appassionato alla propria musa e a ciò che essa davvero significhi: cercare l’anima del mondo, cercare di svelare il mistero della vita".
Sono perfettamente daccordo, la grandezza sta nel tenere viva questa ricerca dopo una vita trascorsa su un palco, che poi il risultato sia stato aver scritto una canzone che ha cambiato il mondo o meno, questo è secondario

Bomber

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