Faccio la stessa medesima strada per andare al lavoro da ormai - gulp! - 12 anni. Nell'ultimo tratto, mi lascio alle spalle la maledetta metropoli e attraverso un bel parco. Più o meno bello insomma... Nell'ultimo tratto alla mia destra e alla mia sinistra si aprono due grandi campi di grano. C'è un semaforo e spesso mi fermo lì in colonna, alla mattina e alla sera al ritorno. Di questi due campi ne osservo durante lo scorrere delle stagioni la vita: la maturazione rigogliosa in primavera ed estate, il taglio a fine estate, le zolle scuri e tristi d'inverno. Sotto cui so che però si cela sempre, pronta a balzare fuori, la nuova vita. E così sarà, alla prossima primavera. Vedo quegli steli di grano crescere sempre più sempre più, fino a diventare più alti di un uomo adulto. Li vedo con la luce diversa del sole che li bacia a seconda delle stagioni. Che meraviglia.
Guardare quei campi mi dà la misura di un tempo antico, di quando la vita dell'uomo seguiva quella del mondo, e non viceversa, come oggi, in cui abbiamo imposto noi le nostre regole frenetiche a noi stessi e alla natura, con il risultato di aver reso noi degli schizofrenici imbecilli e la natura un pallido ricordo di quella bellezza altra di cui era espressione. Però mi affascina anche osservare quegli steli di grano così alti e fitti che quasi una persona fa fatica a entrarci e sogno sempre di farci ingresso e perdermi in un'altra dimensione. C'era un bel film horror di cui non ricordo il nome che parlava di personaggi malefici che spuntavano dai campi di grano per rapire i passanti.
E poi naturalmente c'è il bellissimo film con Kevin Costner, L'uomo dei sogni, che mi commuove sempre, e dire che odio il baseball.
Quei campi di grano come porta che mette in comunicazione vita terrena e al di là. Una porta che solo l'uomo dei sogni sapeva scardinare.
Poi qualcuno mi suona il clacson e mi urla di muovermi, che ormai il semaforo è già verde. Dannata vita moderna.
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2 comments:
Belle riflessioni. Io invece vedo i lavori della nuova metropolitana di Viale Zara. Solo che lì il cemento avanza e il grano diminuisce man mano che i lavori vanno lentamente avanti....A parte gli scherzi: uno di questi giorni mi devi insegnare alcune cose riguardo ai blog(s). Se fai un giro sul mio adesso c'è anche la radio (....sì, c'è anche Dylan, don't worry)
che nostalgia, il colore del grano maturo mi ricorda i capelli dell'amico mio...
e quando da bambina d'estate andavo a trovare i cuginetti in ungheria spesso facevano apposta a portarmi nei campi di granturco a giocare a nascondino e poi scappavano... era un incubo ritrovare l'uscita, quei campi erano sconfinati e si sentivano solo le cicale e il vento...
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