Wednesday, July 02, 2008

Welcome back to Italy, Mr Bingham

"Getta il tuo cuore oltre l'ostacolo e il tuo cavallo troverà il modo per raggiungerlo"
(proverbio Navajo)

Via dalla canicola cittadina, imboccando le strade delle campagne che circondano Milano. Via dalla metropoli per trovare rifugio, a poca distanza dal santuario di Caravaggio, in uno dei tanti tesori nascosti e sconosciuti che si celano lontano dalle rotte del turismo. Il Castello Visconteo di Pagazzano, che si dice che nel '300 ospitò tra le sue mura anche Petrarca, presenta nella sua corte Ryan Bingham con i suoi Dead Horse, di ritorno in Italia per alcuni cocnerti dopo il folgorante esordio dello scorso inverno al Rolling Stone. Manca soltanto lo slide guitarist che aumentava il tasso elettrico della band e al posto del bassista uscito da Almost Famous che c'era allora, il giovane e punkettaro figlio del grande Marc Ford, Elijah.

Seduti in mezzo a tanta storia, fa sorridere vedere questa formidabile honky tonk rock'n'roll band portare un po' di Texas nella bassa milanese, ma ci sarà da divertirsi. Bingham propone essenzialmente i brani dello scorso concerto, quelli tratti dall'ottimo Mescalito, presentando però questa volta anche la bellissima Southside Of Heaven. In più, qualche anteprima dal nuovo disco che uscirà il prossimo anno. Spiccano la bellissima Snake Eyes, torrida rock ballad che vedrei bene con un coro gospel alle spalle nei ritornelli, e un paio di pezzi più vicini al country classico. Uno è dedicato da Ryan a sua madre: solo un americano può trattare un argomento così facendolo suonare come qualunque pezzo rock che parli di sesso e droga. Invece no.

Il finale, quando Bingham prende l'elettrica e pesta dentro con il bottleneck, è la parte migliore dello show: con il cappellaccio da cowboy ficcato in testa, sembra l'immagine di Charlie Daniels più magro e più giovane, quando era uno dei re del southern rock. Oppure Troy Caldwell della Marshall Tucker Band. È una esplosione folgorante e assordante di note che celebrano il sudismo rock alla massima potenza, con in più un sentimento punk figlio di questi tempi moderni.

Torna, Bingham, per un ulteriore bis e si lancia in un torrido blues di Townes Van Zandt, figlio delle session di Highway 61 di Bob Dylan.
Siamo in provincia di Bergamo, ma potremmo essere da qualche parte lungo il Rio Grande. Seduta vicino a me, Cowboy Annie è felice, e tanto basta. See you on the southside of heaven, Ryan.

9 comments:

Spino said...

Grande Ryan me lo ero perso al Rolling Stone ma lo vedrò venerdì...

Anonymous said...

"This is Bingham here coming to you Live!"

May your road be always full of sparkles, to light up continuously the fire of life that burns in you in every step you make, Ryan!

Gran bel concerto, stupenda Snake Eyes...
Paolo, questo è stato un autentico regalo!

Anonymous said...

che invidia.... uffaaa!!!!

Palo, ti picchio... tu che vivi là e che non devi prendere aerei per vedere dei bei concerti....

Luca Skywalker monello dalla Sardegna (io però ho il mare tutto l'anno, a 10 minuti da casa... davvero non so cosa sia meglio)

RagmanDrawcircles said...

cool!
un soffio di texas alle porte di caravaggio.
roll on, ryan, roll on.
rag

Paolo Vites said...

il mare! il mare!

Yanez said...

Ola Paolo,
riesco finalmente ad entrare e interagire col tuo bel blog,grazie per il link ed il supporto.

A bientot
zioLu@clubdemusique alias tatix@armadillobar

Carlo said...

Grazie Paolo,
sul tuo blog trovo sempre spunti interessanti per ampliare i miei orizzonti musicali: appena letto questo tuo post mi sono "procurato" Mescalito, ora lo sto ascoltando, molto bello!

Ciao!

Anonymous said...

e proprio lì, nella cava di pusiano, che sembrava che spuntassero gli indiani da un momento all'altro, ho avuto un pensiero difficile da smaltire: quel ragazzo è troppo magro. troppo per non pensare a una magrezza sospetta. e mi sono sorpresa a pregare perché il dèmone di townes non si impossessasse di lui. perché quel ragazzo è maledettamente bravo. e se non si butta via migliorerà ancora.

ciao

laura_caugherl

Paolo Vites said...

Pusiano, ricordi di vent'anni fa e di una rock'n'roll band... grazie laura del commento sul concerto

per quel poco che ho conosciuto di RB credo che il ragazzo abbia già lasciato alle spalle certi demoni, ma una preghiera è sempre una benedizione

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