There are men here who scoff at the ones who pray
But I've got down on my knees in that greystone chapel
And I thank the Lord for helpin' me each day
Now there's greystone chapel here at Folsom
It has a touch of God's hand on ever stone
It's a flower of light in a field of darkness and it's givin' me the strenght to carry on
Inside the walls of prison my body may be but my Lord has set my soul free
(Greystone Chapel, Glen Sherley)
L'altra sera ho messo su distrattamente, per dovere di recensione, il dvd allegato alla nuova edizione di Folsom Prison Blues, il live di Johnny Cash registrato nel 1968 nella prigione di Folsom, uno dei grandi dischi della storia del rock. La nuova edizione ha un cd in più con il secondo concerto - inedito - e un dvd. Ok, figo, ma già sapevo che di quella leggendaria esibizione non esistevano filmati. Così comincio a vedere il dvd, la storia dei fatti, interviste, una - ennesima - storia di Cash... a un certo punto mi sono anche addormentato.
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La storia viene poi raccontata dai figli di Sherley, con immagini di concerti di un uomo che sembra aver ritrovato la redenzione. Partecipa a diversi tour con Cash, è un uomo nuovo. Ma il music business si rivela troppo duro per uno che in prigione ha visto chissà quale inferno. Il demonio torna a bussare alla sua porta, riesplode il suo lato violento, la droga è l'unico modo per lenire l'angoscia che lo assedia e si allontana da tutti, anche i figli lo sfuggono. Sparisce, nel mistero. L'11 maggio 1978 la figlia riceve una telefonata. "Mio padre è morto, vero?" dice lei. "Sì, si è ucciso".
Nel dvd si vede la donna, per ironia della sorte oggi poliziotto, aprire per la prima volta il certificato di morte del padre "Morto per colpo di pistola alla testa". Aveva solo 42 anni, ma già nelle immagini di dieci anni prima con Johnny Cash a Folsom, nel 1968, sembra un uomo molto più vecchio. Negli ultimi tempi per vivere dava da mangiare alle vacche, dicono che ne nutriva anche diecimila al giorno. Ma quel demonio che aveva segnato la sua vita lo aveva seguito da Folsom fino a là,senza lasciargli scampo.
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Ci sono due lati per ogni storia, e questa era quella di Glen Sherley, che scrisse Greystone Chapel.
8 comments:
sapevo la storia dei concerti nelle prigioni di Cash, e del suo impegno per le stesse.
non conoscevo invece la storia di quest'uomo: mi ha colpito, ora approfondisco
Scrivi [Cash, di Elvis, Jerry Lee, Carl Perkins, "questi uomini erano una sorta di predicatori mancati. Avrebbero salvato molte vite se non avessero preso la strada del rock'n'roll". O magari ne hanno salvate altre lo stesso.]
e rifletto: non tanto lontano il concetto di fondo dal tuo post sull'impegno politico degli artisti, ci sarebbe da parlare per ore e o milioni di righe
intanto approfondisco, grazie, come al solito risvegli qualcosa in chi legge
Luca Skywalker (col violino in mano!)
Ho visto il dvd e apprezzo molto il tuo post. Ora è usito anche il dvd Cash for Kenya. Un concerto, in questo caso, con cui appoggia proprio un predicatore, reverendo Jack Shaw che voleva costruire un ospedale.
Bella storia Paolo,
questo blog è una bella area di servizio.
Procurati il fumetto:
Cash :I see a darkness di Reinhard Kleist della Black velvet 2007
ottimo per lo stile narrativo(http://www.blackvelveteditrice.com/) e ben piu' profondo del film.
"ci sono due lati per ogni storia e questa era quella di Glen Shirley..."
e il tuo racconto l'ha resa affascinante, come solo tu sei capace di fare.
Thanks once again.
...quanto mi piacciono i tuoi interventi Paolo! Concordo che il fumetto su Johnny Cash è di gran lunga superiore al film, da avere sicuramente.
Emanuele
good start
Si, probabilmente lo e
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