Friday, September 04, 2009

L'inferno del rock'n'roll


“Almeno una volta al giorno, tutti i giorni, dal 10 settembre 1979, io ripenso a quel concerto memorabile, forse il migliore, ma sicuramente il più potente di tutta la mia carriera artistica”

(Patti Smith)

“Ne ho abbastanza. E’ finita”. Sono le parole che Patti Smith, la sera del 10 settembre 1979, pronuncia tornando in albergo dopo il concerto tenuto allo stadio di Firenze. E’ il suo primo tour italiano, sarà anche il suo ultimo concerto per sedici anni. La cantante americana, l’ex poetessa della Bowery che aveva esordito nei primi anni di quel decennio declamando poesie nella chiesetta di St Mark a Manhattan, e che è diventata in pochissimo tempo la più acclamata star al mondo, da alcuni definita madrina del punk, sta per stupire tutti con un ritiro dalle scene che ha pochi paragoni.

“L’Italia” ricorda Patti Smith “fu il primo paese al mondo dove ebbi un’accoglienza degna di una grande star del cinema. Mi trovavo di fronte a centinaia di telecamere, di macchine da presa e pensavo: Staranno aspettando qualcuno di veramente famoso. E invece erano lì per me”.

Ma l’Italia del 1979 è anche un paese dove si bruciano gli ultimi fuochi di una devastante stagione politica sfociata nella violenza e nel terrorismo. Quando sale sul palco a Bologna e a Firenze, invece di un normale servizio d’ordine, Patti è scortata da studenti con le pistole in mano. Quando si esibisce, la Smith è solita far stendere dietro di lei sul palcoscenico una grande bandiera americana. Non è un gesto politico, ma di appartenenza: “Sono un’artista americana” aveva rivendicato a inizio carriera. Qualcuno, prima del concerto la consiglia di non farlo: “Sarebbe stato pericoloso issare la bandiera. Riflettei su quelle parole “ha ricordato la cantante. “Il nostro chitarrista Ivan Kral era un rifugiato politico (fuggito da Praga). Stavamo suonando in una zona amministrata dai comunisti. Avevamo ricevuto minacce di bombe e minacce di morte. Teste calde idealiste che odiavano l’America. Feci chiamare mio fratello. Era lui il custode della bandiera, era lui che la issava e l’ammainava dal palco, la piegava e l’impacchettava. Tutto con il dovuto rispetto. Gli riferii ciò che mi era stato detto. Lui si accese una sigaretta e guardò giù: ‘Scateniamo l’inferno’ disse”. E inferno fu, quello del rock’n’roll, forma d’arte che non si è mai piegata ai ricatti delle ideologie.
Io c'ero. Ho dei ricordi vaghissimi, lo stadio era una bolgia infernale. Si sentiva malissimo. Ricordo quella piccola figura di donna che sventolava una enorme bandiera americana. Era il mio primo vero concerto rock, e probabilmente è stato anche l'ultimo vero concerto rock. Dopo, solo nostalgia e leggende di passaggio dall'Italia a racimolare gli spiccioli della loro giovinezza ormai finita. Il 10 settembre Patti Smith replica, a trent'anni dall'evento, a Firenze in una piccola piazza cittadina. Chissà se tirerà ancora fuori quella bandiera americana, adesso che suo fratello non c'è più. D'altro canto, oggi non ci sono più neanche i comunisti. E il rock'n'roll, manco quello.

(Le foto in questo post sono del concerto del 10 settembre 1979 a Firenze)

9 comments:

Skywalkerboh said...

una pagina di storia della musica e non solo
condivido anche l'amarezza


Luca Skywalker

Maurizio Pratelli said...

e c'è da rimpiangere anche i comunisti, oggi.

Gattosecco said...

Ho rivisto Patti Smith a Sogliano al Rubicone un paio di mesi fa, in una esibizione acustica. Inutile dire che è stata stupenda. I presenti,molti avevano il doppio della mia età, erano dei nostalgici del rock and roll. Loro lo avevano vissuto quel periodo. Io riesco a catturarne solo un riflesso. Forse il rock and roll non è morto del tutto, ma certo la sua voce è flebile, soffocata, agonizzante e Dio solo sa se ci saranno le condizioni per farla resuscitare.

(Ma l'avere appena scoperto che i Gov't Mule saranno a Milano mi aiuteranno a "prolungarne l'agonia"...)

Paolo Vites said...

azzo.. quando arriva il Mulo?

SOAVE ALLEGRO RISOLUTO said...

ma che fiko mentore

silvano said...

Io ne lessi solo al tempo, credo su Ciao2001. E' finita un'epoca con tutte le sue storie. Ma il rock and roll caro Paolo non è finito, almeno fin che ci sono in giro artisti come Patti. Io l'ho sentita dal vivo un paio d'anni fa e lei è ancora rock and roll, giuro che non era un'illusione.
ciao.

Decio said...

sarà Paolo, ma il cuore batte ancora!

Gattosecco said...

il 12 novembre all'alcatraz

Laura said...

domani la patti è a cremona. e quasi quasi...:-))

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

I più letti