Saturday, September 12, 2009

Una sera, al Garden

"You don't fuck with New York City"
(Mick Jagger)


L'anniversario di uno dei più devastanti, violenti, inumani e osceni momenti che la storia moderna, dopo la fine della II Guerra mondiale, abbia conosciuto è passato ieri con ormai ben poca notizia. Anno dopo anno, quello che è successo l'11 settembre 2001 suscita sempre meno interesse. Dimentica in fretta l'uomo moderno dei tempi moderni. Io, come ogni anno, ho tirato fuori un bootleg di Bob Dylan. Lo ascolto spesso, ma soprattutto lo ascolto ad ogni 11 settembre.

In the name of love
C'erano stati immediatamente, da parte del mondo della musica rock, dei momenti di tributo e celebrazione, per le vittime e per gli uomini impegnati nei soccorsi. Ad esempio la maratona televisiva del 21 settembre 2001 a cui presero parte Springsteen, Neil Young e tanti altri. Il 20 ottobre,poi, altri grandi nomi del rock, da Bowie agli Who, da Keith Richards a Mick Jagger a Elton John, si esibirono sul palco del Madison Square Garden. A tutti e due gli eventi, e a ogn altro, mancava solo lui, Bob Dylan. Si alzarono voci indignate, nei media e nei fan: a quello non frega mai niente della solidarietà e dell'impegno civile.


Lonesome day blues

Bob Dylan si materializzò a New York la sera del 19 novembre ancora al Madison Square Garden. Era solo un'altra tappa del suo never ending tour, diventò un momento epocale. Nessuna dichiarazione su quanto successo l'11 settembre, nessuna particolare novità nella scaletta rispetto alle tante altre date. Quel tour, dell'autunno 2001, vedeva la presentazione di un suo nuovo disco uscito - guarda un po' - proprio l'11 settembre. Un disco che, ascoltato col senno di poi, faceva rabbrividire per le inquietanti profezie al suo interno: "Il cielo è pieno di fuoco, il dolore scende giù come pioggia". Oppure: "Ti battezzerò col fuoco così che tu non debba più peccare".O ancora: "Quando lasciai la mia casa il cielo si spaccò in due".
Già i precedenti concerti di quel tour avevano rivelato un Dylan in profondo stato di grazia. Ma quello che il pubblico avrebbe visto e sentito quella sera a New York, nessuno poteva prevederlo.

In the garden
Wait for the light to shine, e i fantasmi di Hank Williams e Bill Monroe, dei Greyhound bus o di Cadillac nere, dei fiumi e delle pianure di un'America che ancora crede nella promessa si spalancano appena il cantante attacca il pezzo. Ma stasera la domanda che ne esce è incalzante: "keep look for a sign", continua a cercare un segno. Che di questi tempi i segni ce li hanno negati tutti.
Le note sono apppena sfumate che dolcissime chitarre acustiche cominciano a danzare. Sembrano non finire mai, poi quella voce eteriorata da troppe sigarette, bottiglie di whiskey e tanto dolore esce fuori, densa di commozione e precisione cone non mai. "Non sono io quello che stai cercando bambina, non sono io". E' la canzone definitiva del "lasciami solo, tu non mi mi meriti", ma stasera è tutt'altro, anche se certo disprezzo per chi fa le "maratone televisive" e tutto l'apparato di marketing che in fondo c'è dietro sembra trapelare. "Non sono io quello che va a farsi pubblicità in televisione", senbra dire Dylan. La voce si arrotonda su se stessa e piange, piange qualcosa di sconosciuto e indefinibile. E' poi incalzante, la voce, non lascia misericordia e non ne chiede. Qualcuno ha detto che non è Bob Dylan fino a quando l'armonica non balza fuori. E allora lui si avvicina al suo bassista, da un amplificatore ne tira fuori una e si lascia andare a un ballo cosmico, che non vorrebbe terminare mai. Se la versione di It Ain't Me Babe del 1975, con quella rabbia e senso di vendetta rimane epocale, rimane superlativa, quella di stasera è probabilmente la versione insuperabile e definitiva. L'assolo di armonica è rivolto per il pubblico dietro al palco, per quelli là in alto e per quelli là sotto. Per la gente di New York. Che risponde con un boato che si sente fino a Ground Zero.

Honest with me
"Sei andato a sentire Bob Dylan al Madison Square Garden?" chiede nel film di Woody Allen Io e Annie Shelley Duvall al protagonista. "Dylan cantò Just Like a Woman e fu davvero....". Woody Allen storce il naso, lui per il quale i cantanti rock sono poco più che cani. Questa sera Bob Dylan ripropone Just like a Woman: commovente non è abbastanza, è trascendente, e anche Woody Allen, se fosse stato qui stasera, avrebbe lasciato andare qualche lacrima.
Il concerto prosegue, memorabile, intenso,appassionato come raramente si è potuto sentire. Dopol'usuale sarabanda festosa di Rainy Day Women, il cantante presenta la sua band, "the best band in the land", Poi si ferma per qualche secondo. Guarda nel buio, "a million faces at my feet but all I see are dark eyes", e dice: "La maggior parte delle canzoni che stiamo suonando stasera furono scirtte qui (a New York) e quelle che non lo furono, furono registrate qui. E allora nessuno dovrebbe chiedermi che cosa provo per questa città". Il Madison Square Garden esplode in quello che non è un applauso, ma un pianto collettivo. Come scrisse qualcuno il giorno dopo questo concerto, "Bob Dylan came home last night, and while the setlist might look very much like every other setlist on this tour, in everything he did, every word he sang, every little gesture, let the audience know how much New York means to him".
Poi, calate le luci e inforcato il cappellaccio da cowboy, Bob Dylan se ne andò verso un'altra città della sterminata America, portando con sé i fantasmi dell'11 settembre ogni sera che sarebbe salito sul palco.

12 comments:

ciocco72 said...

voglio QUEL bootleg!

Skywalkerboh said...

eccolo:

http://www.sendspace.com/file/zd6l4k


Luca Skywalker

che segnala anche:

http://www.dylannl.nl/Recordings/
e
http://theultimatebootlegexperience.blogspot.com/search/label/Bob%20Dylan (in questo sito anche tanti altri artisti)

buon weekend

Paolo Vites said...

tu sì che sei un fiko :-)

Skywalkerboh said...

troppo buono..

il fatto è che la Musica (sì, con la M maiuscola) dello Zio Bob è Patrimonio dell'Umanità, e non lo dico scherzando

Luca Skywalker

antonio lillo said...

infatti! pure io! come ce lo si procura questo bootleg?

Fausto Leali said...

Quando scrivi di zio Bob superi te stesso.

The only music writer with something to say

Spino said...

Uno dei Bootleg che conservo più gelosamente... e uno dei pochi che ascolto ancora ed ancora... hai ragione Paolo fu una serata trascendentale.

Skywalkerboh said...

avete saputo dell'annuncio di Tom Petty?

in uscita fra qualche mese un box antologico di 4 cd LIVE, nella deluxe edition i cd sono 5 con 2 dvd sempre LIVE annessi....
sto godendo...

Luca Skywalker

Paolo Vites said...

era l'ora.... grazie

Maurizio Pratelli said...

ha ragione fausto.

Anonymous said...

c'è anche la puntata del TTRH dedicato a New York, ho trovato anche la possibilità di scaricarlo scrivo il link casomai tu non lo conosca

http://croz.fm/pages/ttrh.html

un ciao a tutti

Giova

SOAVE ALLEGRO RISOLUTO said...

love

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

I più letti