Le strade di Milano la domenica mattina presto sembrano quelle del day after. Niente e nessuno, anzi sporcizia, tanta. Cielo grigio. Come quel giorno di tre decadi fa che, tornato a casa dopo la scuola, in una giornata grigia griga, ascoltando la radio, sentii una canzone di un cantante sconosciuto. Cantava di farsi ancora una tazza di caffè prima di imboccare la valle là sotto. Il dj spiegava che era stata registrata a New York e per me New York da quel giorno lì ha avuto sempre il cielo grigio grigio anche se quando sono andato a New York ho trovato delle gran belle giornate di sole.
Un cielo grigio grigio lo trovai anche una volta che mi persi in quella che si chiama "la bassa", la campagna fuori Milano, nel pavese. Cercavo una cascina dove doveva tenersi un concerto e finii in un minuscolo baretto gestito da una vecchina ultramillenaria. Che mi regalò un elisir stranissimo, probabilmente drogato, e mi mise sulla strada giusta. Non c'era in giro nessuno, quel giorno, nella bassa. Come stamattina per le strade di Milano. Come quel girorno a Chiavari, o a New York. Perché le terre basse, la bassa, insomma le lowlands sono ovunque. Le lowlands sono uno stato della mente e del cuore.
L'altra sera, anzi notte fonda, quando ascoltavo la canzone Cheap Little Paintings di un gruppo italiano, mi si è squarciato dentro quel cielo grigio. Come quando ascoltavo quella canzone che parlava di un'altra tazza di caffè, prima di rimettersi in viaggio per le terre basse, pardon, la valle là sotto. Sono poche le canzoni che squarciano il cielo, eppure grazie a Dio ci sono e ci sono ancora. Cheap Little Paintings è picocla e fragile come i dipinti da poco prezzo di cui parla, ma è una canzone preziosa. Quel pianoforte che pizzica una melodia antica e conosciuta, persa e ritrovata, la voce del cantante che si ripiega su di sé ma allo stesso tempo è forte e vigorosa. "Come preghiere non dette lanciate al cielo, come un bacio a tarda notte in un bar, come lettere mai spedite, come telefoni silenziosi, rimangono appese lì, non ti lasciano mai da solo". Mmm. Come è vero. In raltà nulla passa, tutto permane negli oggetti che hanno raccolti gli sguardi che si sono posati loro sopra.
Come le meravigliose bugie della vita, Life's Beautiful Lies della canzone precedente a quella, così piena di rimorso e mestizia. Che voce, che voce che squarcia. I deliziosi arpeggi di chitarra, violino e fisarmonica polverosi.La solitudine totale di He Left. Preziosa e da conservare.
Loro si chiamano - non è un caso, mai nulla succede per caso - Lowlands, le terre basse, la bassa. Vengono da Pavia - non è un caso, e forse quella vecchietta millenaria la conoscono anche loro - e sono una gran bella band italiana. Li perdono se ogni tanto scvilano in certe atmosfere alla all american Springsteen, che io non reggo più, ma se a loro va bene, va bene anche a me. Il disco è Gypsy Child, è appena uscito, il cantante si chiama Edward Abbiati ed è uno che sa il fatto suo. Può permettersi di cantare in inglese perché è nato in Inghilterra, mi sembra di aver capito, o qualcosa del genere. Comunque ha "una voce" e questo basta. Sa il fatto suo, i Lowlands sanno il fattoloro ed è un bene che ci siano ancora band così in Italia. Per combattere il cielo grigio grigio, da ascoltare prima di farsi un'altra tazza di caffè. Prima di andare nella valle di sotto.
www.lowlandsband.com
(Il video qui sotto non è una canzone del nuovo disco, ma in questo locale di Londra una volta mi ci sono ubriacato come una puttana insieme al mio amico James K.; loro, i Lowlands, invece ci hanno suonato. Per cui vedete, nulla accade per caso)
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5 comments:
Li adoro
Mi piace questo modo di raccontare, dimostra che è vero che il West è lì fuori dalla porta subito dopo la via Emilia, basta saperlo scorgere.
ciao, silvano.
P.S. grazie per l'info Lowlands.
ma che bella quella telecaster sul video :-)
finalmente li stai ascoltando!!!! Lowlands all the way through!
tra poco arrivano a cantù. essonbravi si!
yes fine febbraio all'1&35
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