The world is old
The world is great
Lessons of life
Can’t be learned in a day
I watch and I wait
And I listen while I stand
To the music that comes
from a far better land
La storia comincia più o meno una sera di 45 anni fa, quando un ragazzetto di 16, 17 anni con i soldi probabilmente scroccati ai genitori con la scusa di una serata al pub si reca invece a vedere un concerto rock. Il luogo è Newcastle, profonda Inghilterra operaia. Sul palco quella sera sta per andare in scena il più straordinario concerto rock da quando Elvis si è esibito allo stadio di Seattle lanciando l’urlo “good rockin tonight” o da quando i Beatles hanno spaccato le televisioni di milioni di americani all’Ed Sullivan Show. “This is not british music, this is american music. Aw come on” dice il magrissimo cantante americano sul palco, così pieno di anfetamine quasi da saltare in aria. Per il ragazzetto inglese è tutto, la sua vita cambia, anche se ancora non lo sa.
Luglio 2007, Londra, Kensington High, saletta riservata di un ristorante super posh. Quel ragazzetto è un uomo di quasi sessant’anni che annuisce e sorride gentilmente a ogni cosa che gli dico. Fu una sorpresa che lui decise di non inserire quella canzone sul disco che tu avevi prodotto? Ride alla grande, per farsi improvvisamente serio: “No, non rimasi sorpreso da quella scelta. Sapevo già che tipo di personaggio è. Lo vidi la prima volta nel 1966 a Newcastle: ero già un suo fan, rimasi un suo fan e sarò sempre un suo fan ”.
Nella Ville Lumièere, la Gay Paree come la chiama l'americano, non va in onda nessun duetto, ma si percepiscono vibrazioni di una forza così inenarrabile da arrivare da ogni angolo del palco. Musica che arriva da un altro mondo, migliore di questo probabilmente. L’inglese, da tempo, è diventato anche lui una star, e le loro strade si sono già incrociate in molti strabilianti modi. E’ tutto rimandato a qualche sera dopo: i duetti improvvisamente sono tre, poi diventano quattro poi ancora cinque, con l’inglese che accompagna il cantante americano con la sua chitarra. A Milano sono solo tre le canzoni, ma per il tempo che durano sul palco c’è quel ragazzetto di 17 anni che sta cercando di rivivere la notte che gli cambiò la vita: Ah this is not british music, this is american music. C’è una intensità così violenta, così devastante come solo quando due astri collidono, due soli si incendiano, due cuori immensi si sfiorano. Anche l’americano vive questi momenti come se il tempo fosse adesso quello di Newcastle, 1966.
“Lo vidi la prima volta nel 1966 a Newcastle: ero già un suo fan, rimasi un suo fan e sarò sempre un suo fan ”.
Londra, Hammersmith Apollo, teatro di un milione di sanguinanti battaglie rock. E’ l’ultima sera, l’ultima tentazione, l’ultimo rimpianto. Il tour, questo tour, finisce qua. Anche stasera a inizio del suo set, lui, l’inglese, è salito sul palco e ha suonato tre canzoni con l’americano, formidabili come sempre. Poi, inaspettatamente, senza che neanche lu’americano se lo aspettasse, è risalito per l’ultimo bis. L’americano a modo suo è evidentemente contento, si muove attorno alla tastiera come un bambinetto davanti a un giocattolo nuovo. La canzone è Forever Young. All’inglese tocca di cantare la seconda strofa per intero, poi l’americano e l’inglese si scambiano un verso ciascuno nell’ultima terza strofa. Quando l’inglese canta “may your song always be sung”, che la tua canzone possa essere cantata per sempre, fa un ampio gesto col braccio destro e indica vistosamente lui, l’americano. Il pubblico impazzisce. L’americano aspetta di finire il brano, poi si avvicina all’inglese e lo abbraccia. C’è un significato in ogni cosa, in ogni decisione, in ogni istante: le strade si incrociano, gli eventi accadono, la scintilla si illumina, ogni cosa va al suo posto. E’ tutto già scritto, è tutto già deciso, prima, in un tempo immemorabile.
(Foto di Paolo Brillo - copyright reserved)
Mark Knopfler ha pagato il suo debito a Bob Dylan, che quella sera di un secolo fa, di un tempo immemorabile, gli aveva cambiato la vita. Era un suo fan allora, è ancora un suo fan oggi. Che questa canzone possa essere cantata per sempre, anche per noi, così da pagare ogni debito. Guardiamo, e aspettiamo, mentre ascoltiamo quella musica che arriva da un mondo molto migliore.
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12 comments:
Degna conclusione(del tour s'intende)...Forever young...
"... And see the lights surrounding you.
May you always be courageous,
Stand upright and be strong,
May you stay forever young,
Forever young, forever young,
May you stay forever young. ..."
L' augurio più vero, più difficile da realizzare.
Dubito, ma spero tutto abbia un senso.
Francesca
Giusto per sdrammatizzare un po': ma da 1 a 10, quanto è fastidiosa la pianola suonata da Bob??? Non potrebbe limitarsi a cantare in questi casi?
Carlo
sdrammatizzare la musica è privarla del suo significato
beh ma non mi hai risposto; mi sembra piu che altro quella pianola a sdrammatizzare una canzone così... O NO?
non direi
fantastico
Beh, non so se la pianola fosse o no positiva....so solo che mi è venuta la pelle d'oca alta un metro! grande musica! Ciao, marcello
per fortuna le chitarre non invecchiano mai.
Sono un Dylan fan da anni, ed uno dei maggiori collezionisti di bootleg di Bob. Dunque ho sentito quasi tutti i suoi concerti. Sarà pur sempre solo una mia opinione, ma lasciatemi dire ad "Anonymous" che la pianola di Bob è fastidiosa non 1, non 10, ma 100.000!!! E' un incubo!
importa una sega della pianola. importa invece che i miei figli e io, una sera almeno, siamo stati parte di quel mondo molto migliore.
grazie
Forse lei non mi crederà Sig.Vites, ma io, pensando a mark che giovanissimo va a vedere dylan, al loro incontro per slow train e infidels, al concerto londinese, all'abbraccio tra questi due vecchi compagni, senza età...ecoo, io mi sono commosso.
Mark e Bob sono tutto quello che cerco dalla musica.
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