Tuesday, March 23, 2010

Photographs & memories # 2



Che hai fatto della tua vita, ragazza? Ricordi ancora questo sguardo? Sapevi che stava sucedendo quella sera, in quella cantina puzzolente? Hai mai più incrociato il suo sguardo? Dove finisce il tempo, e dove gli sguardi.

Che ne hai fatto della tua vita, ragazza?

11 comments:

Maurizio Pratelli said...

I quarrymen all'asilo? Più di mezzo secolo fa...

anna said...

stupendi!

Laura said...

la promessa negli sguardi
e quel luccichìo che illumina il futuro dei sorrisi

una foto che canta

grazie. è la tua, la nostra storia.

kaapi carla said...

Bella domanda, Paolo !
Io sento, o preferisco sentire, che gli sguardi siano in qualche modo, immortali dentro di noi. O che addirittura siano infiniti
Forse, non tutti gli sguardi lo sono, ma quelli lì....che segnano un percorso o soltanto un momento, soprattutto quando,in quel momento, quasi neanche te ne accorgi talmente sei dentro al Feeling, allo Swing, alla Visione. E ci sei. Insieme.

Qualunque essi siano, sono Sguardi preziosi, ci insegnano che Feeling, Swing, Visione cambiano la
(nostra)Vita. Anzi e forse, sono proprio la Vita stessa che, oltre confine (Tempo &Spazio), ci attraversa.


Grazie, ancora.
:-)
kc

stefano said...
This comment has been removed by the author.
stefano said...

Bellissima questa foto, come quelle di Dylan e George Harrison della puntata precedente. Quattro giganti del Rock and Roll ripresi un attimo prima del big bang: ancora avvicinabili, per l’ultima volta nella loro vita. E ancora ingenui, puri, inconsapevoli e pertanto innocenti. Imitatori, molto prima di esserlo a loro volta: nei minimi particolari e in ambiti non solo musicali; molto tempo prima di passare alla testa di una nazione occulta, sconsigliata ai maggiorenni e indecifrabile per gli adulti. Dei leader. Generazioni di giovani passeranno molte ore della loro vita con l’orecchio accostato allo stereo – o ad una semplice gracchiante radio - per ascoltare le loro voci e, inspiegabilmente, la spunteranno così su molte delle ingratitudini e delle amarezze della loro adolescenza. Trascurando il loro dovere per quel ‘frastuono’ , saranno disposti persino a mettersi contro i genitori. Tutto, pur di non rinunciare alla loro musica. Sogneranno ad occhi aperti con essa, placheranno il fragore delle loro delusioni amorose e di altre dolorose ingiustizie. Passeranno ore a discutere su quale sia il pezzo più bello e quale il migliore degli album. Qualcuno arriverà al punto di fregare i soldi dalla borsetta della mamma pur di portarsi a casa ‘Abbey Road’. Questi ragazzi cresceranno con questa illusione, assieme alla convinzione che le loro vite sono state salvate – negli anni successivi si dirà ‘in parte’ salvate - da emeriti sconosciuti. Rimarranno comunque, e per sempre, grati a questi giovani ragazzi di talento e li terranno nel cuore come la più cara delle amicizie. Osservando Paul - fedele al suo viso eternamente meravigliato e stupito, trasformato così da un amore impossibile da arginare - sembra facile immaginare cosa lo abbia spinto a suonare, oltre che l’innata passione per la musica trasmessagli più o meno consapevolmente dal padre. John è chino su se stesso, e si osserva le mani che sfiorano le corde della chitarra, in una posa che in ogni epoca e ad ogni latitudine si ripete in maniera perpetua e si incarna in migliaia di giovani: appagato e soddisfatto nel sentire quelle sei corde vibrare al ritmo del suo straripante tormento, eccessivamente irrequieto per potersi placare con i soli mezzi a disposizione della gente ‘normale’. Perché lui, lo sa bene, non è ‘normale’. Forse si osserva anche con stupore: non capisce né come né perché ma quel suono è la sua voce, la voce che cercava. Ne è ipnotizzato e sembra disinteressato di quello che gli accade intorno. Quando finalmente alzerà lo sguardo il (nostro) mondo non sarà più lo stesso.

Paolo Vites said...

grande blues. aspettiamo un tuo libro

stefano said...

Troppo gentile.

Stefano

chiara said...

secondo me non è finita con quello sguardo!!! si stanno già limonando con gli occhi. scusa non volevo rompere la poesia ma sai ai quei tempi, negli scantinati dei beatles...!

Paolo Vites said...

ti adoro, ch.

chiara said...

comq è bello sto post... io sto sempre a pensare che fine fanno le perosne immortalate nelle foto per sbaglio.. magari lo fanno tutti non so. la più bella è quella coppia che si tiene stretta con la coperta a woodstock che poi si è ritrovata sulla copertina! ahhaah

Sangue nei solchi del cuore

“Bob Dylan è in città, c’è bisogno di catturare qualcosa di magico”. La “città” è ovviamente New York, al telefono John Hammond, il più gran...

I più letti