Saturday, June 05, 2010

I shall be released


"Your article could, quite literally save a life". Il tuo articolo potrebbe letteralmente salvare una vita. Uhm. Già. Quella che mi ha appena scritto queste parole via e-mail non è la solita rock star a cui sono avezzo da un ventennio a questa parte, e non stiamo parlando di consigli su come smettere di bere o peggio. E' il presidente di una delle più importanti organizzazioni di assistenza ai malati di cefalea a grappolo, una donna di 44 anni che soffre anche lei di quella malattia così come ne soffre uno dei suoi figli. Che cos'è la cefalea a grappolo non ne ho più voglia di parlarne, mi è pesato abbastanza leggerne e vedere dei video mentre facevo ricerche per quest'articolo. Ne trovate abbastanza su wikipedia, se volete saperne. E' comunque una terribile malattia bastarda, così bastarda che la chiamano anche "mal di testa da suicidio", perché la gente che ne soffre arriva a un tal punto di disperazione da suicidarsi. Non se ne conoscono tutt'oggi le cause scatenanti né si conoscono cure adeguate e ufficialmente valide.

Helen, comunque, mi ci sono imbattuto per puro caso quando in redazione, visto che siamo sempre abituati a fare i fenomeni, abbiamo detto, ci vuole una bella intervista, ma ci vuole un esperto americano della faccenda. Poi ho intervistato anche un esperto italiano, che conosceva anche lui l'OUCH, l'organizzazione di cui Helen è presidente e che anche lui ha definito questa associazione il miglior aiuto che esista al mondo per questi poveri malati. Helen doveva solo essere un'altra di tante interviste, si è trasformata nei giorni in qualcosa di più. "Nessuno mi aveva fatto domande così profonde e appassionate su questa malattia", mi ha detto ad esempio Helen. Il fatto è che non capita tutti i giorni sentirsi dire che un tuo articolo può salvare la vita di qualcuno. E' una bella responsabilità. E' vero che noi "rocker" siamo soliti dire che una canzone può salvare la vita, e che "l'altra notte un dj mi ha salvato" anche lui "la vita", ma sono in fondo frasi buone appunto per una canzone, foss'anche di un genio come Lou Reed. Una canzone non può salvare la vita, al limite renderla più sopportabile. Be', a dire il vero negli ultimi due mesi la musica forse non mi ha salvato la vita, ma certamente ci è andata vicina, molto vicina, ma questa è un'altra storia che nessuno ha voglia di sentire.

Io non credo che neanche un articolo di giornale possa salvare una vita, eppure Helen ci crede: "Mi è capitato spesso di parlare con gente così depressa da pensare veramente al suicidio come la sola possibilità di uscire dal dolore. Poi è capitato loro di leggere un articolo sulla cefalea a grappolo e hanno capito che non erano dei pazzi, condannati a un dolore insopportabile. Il fatto che tu abbia scritto un articolo sul una tale condizione orribile, una condizione che molte persone non sanno capire e con cui non sanno come comportarsi, aiuterà molte persone e molte famiglie a capire e a esserne aiutate. Non succede spesso che un articolo di un giornale possa cambiare la vita di una persona, ma te lo posso garantire: il tuo articolo riuscirà a farlo".

God bless you Helen, dovunque tu sia.

The Organisation for the Understanding of Cluster Headaches
www.ouch-us.org

4 comments:

silvano said...

Una canzone o un articolo forse non possono salvare una vita (ma chi può dire in fondo), ma certo la conoscenza e un po' di empatia lo possono fare.

Fausto Leali said...

Quando hai tirato fuori uno da un arresto cardiaco o da un edema polmonare ti sembra di averla salvata per davvero una vita. Eppure più passa il tempo, più acquisisco conoscenza ed esperienza, più mi sembra di essere lì, non tanto a salvare qualcuno, ma a dare una mano al Volto buono del Mistero, che ha un disegno d'Amore su ciascuno.
Sì, lavorare in ospedale é bellissimo e terribile allo stesso tempo, ma più che salvare vite mi sembra di passare il tempo a curarle quelle benedette vite.
Che poi quando quel curare riesce a diventare un prendersi cura (ancora una volta non per merito proprio, ma di un Altro che ti prende per mano e ti conduce), allora forse é quello che salva le vite per davvero.
ciao Paolo, scusa l'intrusione.

Fausto Leali said...

...e grazie per il post, comunque.
E' che mi ha fatto pensare alla mia vita

Laura said...

@fausto: era il motivo per cui volevo iscrivermi a medicina
poi mi sono misurata, e ho capito che avrei potuto prendermi cura delle menti, molto meglio che dei corpi. lasciando quel compito a chi vi era chiamato, da un Disegno più alto.

quanto al post, conosco quel tipo di emicrania. e ogni sforzo deve essere fatto per cercare cause e cure. perchè troppo spesso mi sono sentita dire 'oh, cosa vuoi che sia un mal di testa...', mentre avrei voluto staccarmela, quella testa...
grazie, a entrambi.

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