Sunday, September 19, 2010

High water everywhere

Ieri pomeriggio osservavo dal mio balcone al quinto piano le acque del Seveso (praticamente una fogna che scorre sotterranea intorno a casa mia) ormai straripate alzarsi sempre di più impedendomi di uscire e bloccando tutto il quartiere. Dopo un po' sarebbe saltata anche la corrente elettrica e l'acqua corrente lasciandoci senza per circa sei ore. Mentre pensavo di farmi la doccia con la birra e lavarmi i denti con il gin tonic, e rimpievo la casa di candele di tutti i colori e anche l'ipod si scaricava, tutto è tornato. Ho ripreso a fare quello che stavo facendo prima del black out, cioè ascoltare musica. Sto ascoltando il nuovo Ryan Bingham, prodotto da T-Bone Burnett, che è decisamente il suo disco più intimo e dylaniano di tutti, tra echi di Tombstone Blues e Girl from North Country. Poi il nuovo David Gray, una delle voci più belle degli ultimi 15 anni, ma non ho ancora deciso se mi piace o no, è un disco strano, sembra incompiuto, ma ci sono due canzoni straordinariamente belle. Per buona misura ho rimesso su anche il mini cd degli italiani Mojo Filter, un gruppo che potrebbe avere un grande futuro, e ho scritto queste righe su di loro. Mentre le acque si alzavano e la fine del mondo bussava alla mia porta di casa. No, era mia figlia che tornava dal concerto dei Limp Bizkit. Che è un po la stessa cosa, mia figlia e la fine del mondo.


Mojo Filter - The Spell


Quattro canzoni come quattro capitoli di un libro. Un bigino, magari, che un libro di capitoli ne ha di più, ma in fondo anche un cd ha più di quattro canzoni. “The Spell” dei Mojo Filter ha solo quattro canzoni, un ep come si diceva una volta, un aperitivo prima della cena, che sarà il cd completo previsto per la fine del 2010. Ma quattro canzoni/quattro capitoli che enunciano tutto quello che c’è da dire. Una sorta di quattro puntate della storia del rock. Perché i Mojo Filter in questo mini cd fanno proprio questo: si buttano là, in quel periodo storico che è stata la golden age del rock’n’roll, cioè quell’epoca che va all’incirca dal 1965 al 1975, e lì ci rimangono. Alla grande. Sono quattro canzoni che mettono in fila quattro momenti salienti di questa storia: gli Stones dei primissimi 70, quelli per intenderci tra Sticky Fingers e Exile on Main Street, gli Who di fine 60, quelli tra Tommy e Live At Leeds, i Faces nel loro momento migliore e infine il country blues sbilenco e un po’ alcolico, tra Gram Parsons e Sweet Virginia. Mmm. Mi rendo conto che ho citato tre gruppi e mezzo inglesi, e mezza citazione per gli americani, ma in fondo qualcuno aveva detto che i dischi migliori di rock li hanno fatti inglesi che si credevano americani immaginari (Beatles, Stones e Clash).

I Mojo Filter comunque non sono né americani né inglesi: sono italianissimi ma non lo direste mai. La pronuncia inglese è accettabile come non succede quasi mai in caso di italiani che cantano in lingua d’Albione; le chitarre riffano ed esplodono salve di assolo con gusto, misura, eleganza e sapore blues, come non fanno mai i chitarristi italiani; e il batterista, be’rocca e rolla alla grandissima. Qualche batterista italiano che fa altrettanto invece c’è. Quattro pezzi dunque: Lick Me Up, che con un titolo così non può che essere rollingstoniana; Hello!, che saluta gli Who e non solo. The Spell, tra Faces e Stones, e la bella ballata acustica finale Crossing Troubled Waters. Good rockin’ tonight: stanno arrivano di Mojo Filter.

10 comments:

allelimo said...
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Paolo Vites said...

m'hai fatto ridere allelimo :-)

due cose, amichevolmente:

1. in italia nel 1975 non esistevano gruppi così. c'erano tanti gruppi che copiavano il progressive (?) inglese in una ancora più orribile miscela di progressive de' noiartri. ecco perché in italia oggi a "fare il rock" ci sono nomi come quelli che citi tu.

2. aspettarsi cose nuove dalla musica rock è un po' come quelli che si aspettavano il sol dell'avvenire. non è mai arrivato, quel sole, e non arriverà mai

3. però me fai ride'c'hai una buona penna :-)

ciocco72 said...

Il disco di David Gray e' stato scritto di getto , troppo vicino al precedente fin troppo pieno di cose.
Ryan Bimgham ha fatto un bel disco , l'ultimo non mi aveva convinto.
I Mojo Filter li devo ancora vedere dal vivo, il loro demo e' ottimo, come dici tu:"Stones dei primissimi 70"

Carlo Lancini said...

Ciao Allelimo (Paolo e Ciocco72),
ci fa veramente un sacco piacere sapere che abbiamo rievocato in te i suoni e lo stile di quegli anni. E' quello che volevamo e vogliamo. I suoni sono molto ricercati - con ampli artigianali e chitarre d'annata - e soprattutto non vogliamo inventare nulla, ma proporci "vintage" come abbiamo sempre fatto dal 2006 e come stanno facendo altre band di livello, tipo Black Crowes, Drive By Truckers. E come l'ultimo Tom Petty: lui con i Mudcruch e con l'ultimo suo Mojo ha deciso di tornare indietro (come arrangiamenti e suoni) e l'ha fatto in un attimo. Noi è da anni che stiamo facendo un percorso, partendo da lontano, con le cover per poi - da inizio anno - con cose nostre. Beato Petty, ma lui la gavetta l'ha fatta una vita fa e si merita tutto.
Nel 75 eravamo appena nati, ma siamo cresciuti con quello spirito. Tant'è che da novembre porteremo in giro - in alcuni posti attrezzati - una mostra fotografica e d'arte...giusto per rievocare le comunità di San Farncisco, la factory di New York e cose così.
Dal vivo ci lasciamo spesso andare, con istinto...
Speriamo di incontravi tutti per strada…grazie!
Posso? www.myspace.com/mojofilterrock
stay tuned!

allelimo said...
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Paolo Vites said...

sulle mescolanze inedite di suoni già sentiti spalanchi una porta aperta ed è un gran bel modo di definire quello che è la musica di oggi

nel 1975? c'erano anche gli Eagles! :-)

Maurizio Pratelli said...

bene bene, anche io resto sospeso con gray. colpa del moa e delle anguille. guarda qui, basta il primo minuto.

Maurizio Pratelli said...

qui
http://www.youtube.com/watch?v=LkGWF6kwobU

Carlo Lancini said...

Scusa Allelimo ma lo scherzo non l'avevo capito...
...tranquillo (so che lo sei:)), non mi sento affatto offeso se mi dici che il nostro genere non rientra nei tuoi interessi, e ci mancherebbe. Aggiugno solo che la questione degli amplificatori e dei suoni era solo per evidenziare che il lavoro non è stato impacchettato da uno studio con suoni preconfezionati, ma il frutto di una ricerca ben orientata.
Sulle mescolanze concordo pure io...e sto anche con le orecchie aperte, compatibilmente con la valanga di prodotti in uscita...
Comunque, se ci si vedrà approfondiremo. Ciao!

Laura said...

stasera suonano a due minuti da casa
bebop, ore 22.30
via paoli a como
:-)))

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