Cominciamo il nuovo anno con un bel grazie, a una persona degna e coraggiosa.
Non sono mai stato un suo fan. Sin dai tempi in cui importò in Italia la "tv spazzatura" - che da noi non siamo capaci manco di inventare le schifezze, copiamo anche quelle - facendo scuola, al suo dichiarato sostegno alla lobby di Lotta Continua, certi compagni che dopo averci detto che dovevamo fare la rivoluzione a "pistola tratta", negli anni 70, si sono poi tirati fuori, negando le loro colpe di cattivi maestri e diventando intoccabili del nuovo potere - insomma, non sono mai stato un patito di Giuliano Ferrara.
Ma oggi ho cambiato idea. Era da tempo che "gli giravo intorno", ammirando il suo ottimo programma Otto e mezzo, oggi l'unico momento televisivo degno di essere guardato, per la onestà intellettuale di chi lo conduce e la profondità dei temi trattati. Massimo rispetto per l'ultimo intellettuale libero in Italia, allora, un laico non credente che in nome della ragione è capace di far sue anche le battaglie della Chiesa, tanto per dirne una, senza preoccuparsi di calcoli di interesse. Oggi è in prima linea con la moratoria dell'aborto. Che non è, come certi professionisti del potere dicono, una battaglia per eliminare la legge che permette la libertà di aborto, ma una battaglia per far sì che questa legge, la 194, sia finalmente applicata come dovrebbe essere. E cioè non come un metodo contraccettivo, come pianificazione delle nascite, di facile fuga dalle responsabilità, come mezzo orribile per l'eliminazione fisica di chi è portatore di handicap, finendo per aver creato un nuovo sterminio di massa (aggirando molto spesso persino i limiti di tempo imposti dalla legge per l'interruzione della gravidanza). Perché non è vero che questa legge è stata un baluardo contro gli aborti clandestini, ma per il modo con cui è sempre stata applicata essa è stata solo un'incentivo per abortire. Ferrara fa questa battaglia ospitando sul suo quotidiano Il Foglio le voci di - udite udite - non preti e cardinali, ma di laicissimi atei liberal, come Nat Hentoff, eroe ebreo e ateo dei diritti civili americani da decenni, che ha scritto per giornali radicali come il Village Voice e intervistato lungamente artisti come Bob Dylan. Lo fa ospitando la voce di George McKenna, il teorico del liberalismo americano, tutta gente che oggi riconosce come l'aborto sia una piaga dell'umanità e che le leggi vengono applicate in modo distorto. Come racconta su Il Foglio una certa Simona: "Al consultorio non mi dicono che c'è chi mi può aiutare. Nessuno che applichi a dovere la 194 che dice che se i motivi per cui una donna decide di abortire sono estranei alla sua volontà (nel suo caso, essere stata lasciata sola dal fidanzato e dai genitori), lo Stato ha il dovere di eliminarli per far sì che la scelta sia davvero libera da ogni costrizione. Con me non hanno applicato la 194" (come successo a un mio caro amico, che quando ha scoperto di aspettare un figlio portare di handicap, al consultorio gli hanno detto: "Lei è un pazzo a farlo nascere, vada a far abortire sua moglie"). O, ancora, raccontando casi come quelli della donna in carriera di 32 anni, da NYC, che - accidenti! che sciocchina - si dimentica sempre la pillola del giorno dopo e di aborti ne ha già fatti tre, "ma tanto" dice lei "dopo un po' ci fai l'abitudine e non te ne accorgi manco più". In quello che sta facendo, Ferrara sta smascherando l'ipocrisia di un finto laicismo che sta distruggendo gli uomini e le donne di oggi, manipolati dall'illusionismo dei falsi diritti civili, che oggi piuttosto si dovrebbero chiamare "logiche di interessi privati".
Più di quarant'anni fa, quando l'aborto era vietato negli Stati Uniti, la compagna della futura rock star David Crosby rimase incinta. Diedero il fgilio appena nato in adozione. Circa trent'anni dopo, padre e figlio si ritrovarono, misero su una band e hanno fatto insieme anche dei bei dischi. Per il modo in cui le leggi sull'aborto vengono applicate, non solo il mondo della musica avrebbe perso una bella accoppiata rock padre-figlio (i CPR di David Crosby e James Raymond), ma soprattutto una vita, una delle tantissime tra i circa 40 milioni di aborti che si applicano ogni anno nel mondo. E' per questo che fa inorridire come si possa gongolare per la vittoria per la moratoria (giustamente portata avanti) contro la pena di morte e ignorare la morte per aborto.
Grazie, Giuliano.
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8 comments:
Ogni parola che scrivi la condivido in pieno.
Su 8e1/2, su Ferrara, e sull'aborto.
Tempo fa uscì un libro di Antonio Socci che si intitolava il genocidio censurato e dava i tremendi dati degli aborti nel mondo..
Intanto finalmente grazie a Ferrara se ne comincia a parlare seriamente, speriamo che il dibattito prosegua.
Grazie per l'articolo.
L'aborto e' un omicidio e comunque e' un tema che fa paura.
Si puo fare l'aborto in base alla gravita' della malattia?
Ci sono malattie che fanno paura,altre meno,piu' si arriva vicino allo stadio "normale" cioe'privo di imperfezioni e meno si fanno aborti? O viceversa?
Chi siamo noi per decidere?
Se i figli che vengono sono opera di Dio, la mano dell'uomo e' opera di chi?
E se sgombriamo il campo da Dio cosa rimane?
E' un argomento che fa paura ci vuole coraggio a parlarne e a dicuterne e confrontarsi e a prendersi/re le proprie responsabilita'.
Complimenti per l'articolo
coraggioso, paolo. bell'articolo, grazie anche a te.
rag
Anch'io seguo con interesse e piacevole stupore il percorso del Giuliano Ferrara di questi ultimi tempi.
Concordo con quanto hai scritto e ti posso confermare, nella mia pratica clinica ospedaliera di tutti i giorni che le cose stanno realmente così: l'aborto é diventato un vero e proprio mezzo contraccettivo, spesso consigliato con spietata indifferenza dalla parte "maschile" in causa. Ogni volta che provato a "parlare" con una donna coinvolta in una gravidanza inattesa ed in quel momento non desiderata, il dramma si é sempre manifestato con scoppi di lacrime.
Basterebbe avere davvero voglia di dare una mano (anche da parte delle strutture che sono predisposte per legge!) a chi é in difficoltà, invece di risolvere il problema spazzando via vite innocenti ed indifese.
1. Bravo Vites, ci vuole certo un gran coraggio a prendere posizione in favore di uno più potenti giornalisti italiani con alle sue spalle il più potente editore, politico e uomo d'affari del paese, in un dibattito che trova il pieno appoggio di quella debole organizzazioncina senza voce che è la Chiesa Cattolica.
Un bel "tripudio di tromboni" avrebe detto qualcuno.
2. Paolo (Vites), Giuliano (Ferrara), Michele, Stefano, Giorgio, Fausto Leali... chissà perché vi ritovate sempre tra voi maschietti a fare la morale e decidere cosa è meglio per le donne. Il giorno in cui i Vites, i Ferrara e tutti maschietti di questo mondo inizieranno a farsi i cazzi loro, sarà sempre troppo tardi, ma sarà senz'altro un mondo migliore.
Laura
ferrara avrà dietro un potente editore (ma chi?) certo che la Repubblica di poteri forti dietro non ne ha di meno di ferrara...
cara Laura... nessuno vuole decidere cosa è meglio per le donne (almeno io) e questa tua frase la dice lunga del problema: qua si 'vorrebbe' decidere qualcosa per l'unico che non ha voce in capitolo, e cioè il nascituro.... mi sembra di vedere che tu - come la maggioranza delle donne - continui a ignorarlo e pensare solo ai 'diritti (??) delle donne...
a parte che qualche diritto ce lo avrebbe anche il maschietto che aiuta a concepire...
Io sono a favore dell'aborto anche se posso capire che ci siano persone non la pensano come me.
E' giusto che per un errore una donna debba tenersi un figlio non voluto, con tutto ciò che implica, per tutta la vita?
E poi se l'aborto non fosse legale lo si continuerebbe a praticare in maniera clandestina con migliaia di donne ammazzate, credimi che so di cosa parlo.
Giorgio Baratto
zuma66
"La moratoria non è una proposta di ripristino della persecuzione penale di chi si fa titolare di una decisione abortiva, non è nemmeno la criminalizzazione delle coscienze di chi si fa titolare della decisione e dell'esecuzione dell'aborto, la moratoria è una scelta, una scelta impegnativa, di valore sociale, ma pur sempre una scelta" ha proseguito Ferrara.
"La moratoria è una scelta non una persecuzione penale nei confronti di chi decide di abortire". Giuliano Ferrara ha spiegato le ragioni del sì ad una moratoria sull'aborto durante un incontro al Teatro Dal Verme.
Il direttore de 'Il Foglio', che ha lanciato la proposta dalle pagine del suo giornale, ha sottolineato che la moratoria è "uno strumento, una cosa concreta". E ha letto la lettera inviata al segretario generale dell'Onu. "Gli aborti sono 50milioni all'anno - ha detto Ferrara - in Cina c'è il rischio degli aborti clandestini, in India vengono eliminate milioni di bambine, in Corea del Nord c'è l'aborto selettivo per eliminare ogni disabilità". Per tutti questi motivi "sottoponiamo una richiesta di moratoria - ha spiegato Ferrara - per modificare l'art. 3 della dichiarazione universale. Chiediamo ai capi di Governo che si esprimano a favore di un emendamento, bisogna aggiungere: la vita va tutetata dal concepimento fino alla morte naturale".
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