Thursday, March 12, 2009

Jonny Kaplan & the lazy journos

Giovani cronisti crescono. Questa volta il Good Doctor ha tenuto a battesimo l'amico Lorenzo Randazzo. Ecco la sua cronaca di una serata davvero groovy, tra registratori d'antan, domande improvvisate e grande musica. Grazie a Jonny Kaplan, soprattutto:

di Lorenzo Randazzo

Eccoci finalmente alla rinnovata Blueshouse di Milano con Paolo Vites alla prima data del tour di Jonny Kaplan che lo porterà in giro per il nord Italia nei mesi di marzo e aprile. Con Jonny, dopo averlo visto, conosciuto e apprezzato dal vivo lo scorso novembre, è nato un rapporto che ci ha consentito di mantenere un contatto nel corso di questi mesi.
Paolo accetta di buon grado l’incontro con Jonny e nel far questo mi assegna il compitino: “Occupati tu degli accrediti e prepara l’intervista, io porto il registratore”. Wow!
Da bravo scolaretto eseguo, mi documento, recupero gli album di Jonny, cerco di ascoltare i brani con attenzione e metto giù una bozza di temi da approfondire nel corso dell’intervista. Insomma mi applico. Alla nostra vista Jonny è subito cordiale, mi saluta come se ci fossimo visti la sera prima e accompagnati dai feedback di Max Prandi ci mettiamo a sedere nel posto più appartato del locale per l’intervista. Paolo: “Andiamo più in fondo altrimenti non si sente bene…”. Inizio ad insospettirmi.
Paolo parte a bomba con una domanda. Cosa?!?! Ma non era compito mio? Bah, mi adeguo al professionista: “Da dove vieni”? Facile, banale, francamente mi aspettavo qualcosa di meglio da Paolo Vites (nota di PV: non era una domanda, era l'usuale "rompiamo il ghiaccio"). Comunque era anche la mia prima domanda. Bruciata. Jonny preso alla sprovvista inizia rispondere interrogandosi se la domanda fosse già parte dell’intervista o fosse puro interesse personale. E inizia a parlare a ruota libera.
Paolo da navigato giornalista quale è, non perde l’attimo e con un gesto ormai fin troppo familiare per lui estrae dal taschino la sua colt d’ordinanza, un vecchio mangianastri recorder del tipo – premi per tre secondi due tasti contemporaneamente con il pollice e l’indice - e che la registrazione abbia inizio. Le funzioni Reverse e di riduzione rumore ne impreziosiscono il valore.
Con quel gioiellino della tecnologia Serpico l’avrebbero fatto fuori ormai da un pezzo. Rimango di sasso. Ero a conoscenza della crisi del mercato discografico ma caspita mi aspettavo che il C-a-p-o R-e-d-a-t-t-o-r-e di JAM (nota di PV: non son il caporedattore di Jam) adottasse il meglio che la tecnologia mette a disposizione: micro registratore con flash memory da 4GB, 4 microfoni a 4 vie, comandi interamente servoassistiti Full logic, MP3, WAV, WMA. Insomma il meglio disponibile in commercio.
Niente di tutto questo. Walkman con microfono incorporato, ben assestato sotto la mascella dell’artista per cogliere al meglio l’accento del simpatico songwriter californiano. Basta saperlo. In realtà potevo immaginarlo. Paolo è un giornalista vecchio stampo, alla Almost Famous per interderci. E questo è decisamente il suo bello.
Andiamo avanti. Paolo mi da spazio, come da accordi. Sollecitato dalla mie domande Jonny ci racconta come abbia iniziato a suonare la chitarra dall'età di 13 anni, di come poi ha iniziato a cantare e comporre. Jonny ufficialmente suona in una band, i Lazy Stars, ma si considera un solista proprio come i suoi idoli: Tom Petty & The Heartbreakers o Dylan & The Band. Ama suonare, è la sua vita, ma ha bisogno di condividere con gli altri della band le proprie emozioni, le proprie esperienze. Nel contempo è un loner, nell’accezione positiva del termine, vuole rispondere in prima persona alla realtà che si fa incontro e non ha paura a mettersi in discussione. Viaggia dove lo chiamano. California, Spagna e Italia sono la sua casa. Home concerts piuttosto che big music festivals non fanno differenza. L’importante è imbracciare la chitarra e poi iniziare a cantare. Non mi dilungo oltre. Della conversazione con il simpatico Jonny se ne leggerà sul prossimo numero di JAM.

(Il Good Doctor, Jonny e Lorenzo Impossible Randazzo)

A fine concerto Jonny ci ringrazia da vero gentleman e si dice onorato di essere stato intervistato da JAM che a detta sua è “il vero Rolling Stone italiano”. Poco importa chi lo abbia istruito in merito, tanto basta per far felice Paolo come un bambino.
Contento e soddisfatto del mio operato mi metto comodo a sorseggiare una birretta fresca. L’incanto s’interrompe bruscamente. “ Che domande di merda, cazzo la prossima volta le domande me le fai vedere prima” mi rimbrotta Paolo. Mi crolla tutto. Mi riprendo solo nel bel mezzo del concerto quando Jonny gentilmente mi dedica un’ottima e torrida“ Lover of the Bayou” dei Byrds (nota di PV: durante l'intervista Lorenzo gli aveva detto che era una cover dei Mudcrutch...) rivisitata e reinterpretata con linfa nuova dai Mudcrutch nel miglior album (omonimo) del 2008.
Per la cronaca durante lo show Jonny offre il meglio del suo repertorio rock, country, blues (manca niente?!?). La scaletta alterna pezzi dall’ultimo album Seasons con brani tratti dai suoi primi dischi California Heart e Ride Free. Su tutte la dylaniata Miracle Mile Madonna, la title track Seasons, l’ottimo rock blues Smoking Tar, la dirompente Long Rain e la straripante Ride Free . L’esibizione è impreziosita da due ulteriori cover: It’s not my cross to bear degli Allman Brothers d’annata e chiusura in bellezza con I shall be released (Dylan) degna della Rolling Thunder Revue..
Una nota di merito alla band che accompagna Jonny per l’intera tournée che per 2/3 è italiana: agli ottimi Luca Crippa (chitarra) e Tony Rotta (batteria) si conta il fido braccio destro Jokin Salabarria (basso) spagnolo.
Saluto e ringrazio Paolo per la bella serata che si rivolge a me dicendomi: “sbobini tu?” sbobinare?!? Ah già! L’ultima volta che ho sentito pronunciare questa parola è stato circa 10 anni fa quando ancora in università si registravano le lezioni per poi fare le dispense! Lavoro terribile (nota di PV: io lo faccio quasi ogni mese).
Comunque accetto di buon grado. Paolo mi congeda dicendo “ti mando la cassetta”.Salgo in macchina e tra me e me penso "ma come cavolo fa a mandarmi la cassetta?!? Via posta?!? Piuttosto come diavolo faccio io a sbobinare se in tutta la casa non ho più neanche un mangiacassette?!?"
Alla prossima Jonny. Alla prossima Paolo.

4 comments:

silvano said...

Bravi! sia il discepolo sia il Good Doctor.
Gran bel pezzo.
Adesso ho capito come mai in un commento di tempo fa mi avevi detto "eh Silvano, io sono un bastardo" ;)
ciao, silvano.
P.S. ho cominciato comprare Jam e mi piace.

Maurizio Pratelli said...

Simpatici! Kaplan l'ho visto lo scorso anno con Ciciux in un posto improbabile e mi è piaciuto molto.

Anonymous said...

Grazie Paolo, bella serata

Gattosecco said...

E' normale che il "disceopolo" si prenda qualche rimprovero dal suo superiore.

Ed è altrettanto normale che il superiore si trovi bene con gesti quotidiani che sebbene possano essere sostituiti da diavolerie più moderne hanno un qualcosa di accomodante e familiare.

(per il resto, non conoscevo questo artista... appuntato...)

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