Decine di musicisti, buoni ultimi i Mudcrutch di Tom Petty - cantavano Six Days on the Road, l'inno non ufficiale di tutti gli american truck driver. Io mi sono accontentato di un triduo on the road. Ne è valsa la pena.
Day one
La direzione è il lago. La città è Como. L'artista che andiamo a vedere è Davide Van De Sfroos che festeggia dieci anni di carriera, da quando si esibì la prima volta nel prestigioso Teatro Sociale della città lacustre. A bordo con me Cowboy Annie e allora è cosa giusta ascoltare insieme il nuovo di Ryan Bingham. Che se piace poco anche a lei, la massima autorità mondiale in fatto di Ryan Bingham, allora vuol proprio dire che non è un gran disco. Il teatro invece è spettacolare, con cinque file di palchi, un'ottima acustica e sale e saloni vari pieni di vestigia del passato, finanche manifesti di rappresentazioni risalenti al 1852. Ce ne sono di fantasmi qua dentro, ci si potrebbe ambientare un formidabile Ultimo Valzer.
Ci muoviamo nel labirinto di scale e salette guidati dal preciso Maurizio Pratelli, che di questo teatro sembra il direttore: per lui, ogni porta si apre e ogni usciere si china. Ho dei grandi amici, non c'è che dire.
Tra il pubblico c'è anche il Cimino, ovviamente, con tanto di t-shirt con su scritto "il Cimino". Tanto per tenere lontana la Finanza. Dietro di me un omone che ogni due per tre mi stampa nei timpani "VAI FRATELLO" rivolto al Davide. Il concerto è splendido, un mood rilassato e amichevole, e l'inizio, con l'artista da solo che attacca Ave Maria mi commuove. Una preghiera, e tanto basta. Sul palco sale anche Beppe Dettori, il nuovo cantante dei Tazenda, figura massiccia dai lunghissimi capelli bianchi, splendida voce e in duetto fanno Ninna Nanna e altri pezzi, tra cui la psichedelica Hoka Hey. Tra i tanti bei momenti, la pseudo versione laghé di Frank's Wild Years è irresistibile.
All'after show party (ci sono anche il Cimino a cui non ho il coraggio di chiedere una foto insieme, anche perché non ho la macchina fotografica, e l'omone che gridava"VAI FRATELLO" che adesso però si è tranquillizzato) qualche breve chiacchiera con l'artista, ottimo vino e la soddisfazione di conoscere la simpatica moglie di Van De Sfroos che mi stupisce con un "Finalmente Paolo Vites ha un volto". Oddio.
Tasso alcolico: medio basso.
In macchina: Ryan Bingham, Road House Sun; Leonard Mynx, Vesper.
Ore di sonno: 5
(Frank @ Rolling Stone, foto di Valeria Beltrami)
Day two
Il leggendario Rolling Stone (tra i tanti, ricordo qui concerti di Mink de Ville e Van Morrison, entrambi nel 1991) di Milano non richiede molta strada. Se non fosse che Milano è sempre la stessa fottuta città di sempre, e la traffic jam è sempre nelle sue corsie. Sono gli ultimi giorni del Rolling Stone, prima della sua chiusura. Proviamo a respirare l'aria dei Fillmore last days. In macchina ancora Cowboy Annie e la mia rock'n'roll daughter.
L'amico Francesco D'Acri, Frank per gli amici, è il primo opener della serata, e mi/ci lascia a bocca aperta: 4 pezzi in acustico da solo, e vorrei dire che ho visto il futuro del rock'n'roll, ma non è la serata giusta per una frase come questa e poi Frank non fa rock'n'roll. Ma ne ha l'attitudine e benedico il suo buon cuore.
C'è un vecchio eroe che festeggia i vent'anni di carriera stasera. Quando sale sul palco Massimo Priviero ha indosso lo stesso spolverino che gli vidi a un concerto di esattamente vent'anni fa, ma è per questo che gli vogliamo bene. Mi/ci lascia anche lui tutti a bocca aperta con una carica rock - questa volta sì - che non mi sarei mai aspettato: grande band che pompa a mille, belle canzoni, sudore e passione. Non siamo al Bar Mario stasera, siamo al Rolling Stone. Qui si fa sul serio.
Tanti amici tra il pubblico, e soprattutto lui, my man Daniel, egregio direttore di testae come Rock Sound e Rock Star: mia figlia, la sventata, osa contraddirlo sull'effettivo valore musicale degli Slipknot. Non si fa, con un direttore non si fa. Ma so' ragazzi.
Tasso alcolico: basso, molto basso.
In macchina: Fleetwood Mac, un best.
Ore di sonno: 7 (fanculo all'ora legale).
Day three
Un cazzo di primavera. La meta oggi è la provincia di Pavia, proprio vicino alla splendida Certosa, ma piove a dirotto. Cowboy Annie lascia, ma sale a bordo my musical guardian angel, la ragazza che mi sta facendo ritrovare il gusto della musica. Ci sono discografici che vendono musica, e ci sono discografici che vendono emozioni. La Ro è nella seconda categoria. Facendomi scoprire personaggi straordinari come il songwriter canadese Barzin, ed è lui che io e la Ro stiamo andando a vedere in una cascina persa nella bassa, strade sterrate e profumo di terra buona. Davanti alla Certosa siamo indecisi sul percorso, allora ci fermiamo a chiedere: dentro, c'è una vecchietta che smercia liquori del 1800: sono i primi due bicchieri di una lunga, preziosa giornata. Barzin è già lì, nella cascina: ha in una mano una valigia e nell'altra Chronicles di Bob Dylan. L'intervista che facciamo, con un gatto rosso rosso che mi si piazza a fare le fusa sulla pancia, finisce per avere due soggetti unici: Bob Dylan e le donne.
The journo, the artist and magic the red cat
Per quando il concerto comincia ho già assaggiato tutti i tipi di vino rosso che la cascina propone. Ci sono gli amici della Ghost Records e poi arriverà anche Anna dai capelli rossi Viganò. Con loro e con Barzin, che altro un uomo può chiedere alla vita? Soltanto delle bellissime canzoni, che arrivano una dopo l'altra quando lui e la sua ottima band attaccano nella cornice magica (yes, I believe in magic) di questo palchetto addobbato di tende colorate in una stanza piena di storie antiche e di mistero. Barzin ci infila il classico tiro mancino quando lascia andare una Dance Me to the End of Love del suo compatriota Leonard Cohen. Sarà il Jack Daniel sommato al vino rosso di prima, ma ci scappa la lacrima. Anche di più.
Friends on the road
Adesso c'è soltanto la strada verso casa. Nella notte senza stelle mi viene in mente una frase di un vecchio amico: come è bello il mondo, come è grande Dio.
Tasso alcolico: totale.
In macchina: Francesco De Gregori, Buffalo Bill; Gene Clark, No Other; Fleetwood Mac, The Dance.
Ore di sonno: 5.
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11 comments:
leggo solo ora il tuo post. oltre a dire peccato davvero per esserci stato solo il primo giorno, sai che cosa ho estratto da ascoltare questa mattina? No Other, Gene Clark......
uh
e io che credevo che il VAI FRATELLO!! venisse da te...
mi sono sbagliata di fila
:-P
(nice to meet you)
Che favolose giornate!!!
Grazie a Paolo che condivide le sue straordinarie esperienze di raccontatore di eventi musicali.
Anche a te chiedo se per caso la serata di Massimo Priviero sarà immortalata in un dvd.
cool. sono contento di esserci stato almeno al rolling stone.
Frank e' stato granitico. Soprattutto da quando ha scoperto il falsetto.
Priviero ha suonato la carica!
(e si', e' pianificato un DVD)
rag
ma quand'é che riuscirai a dormire un po' di più?
felice d'aver condiviso con gli amici la seconda serata del Vites tour :-)
Che bella serata ieri!
Anch'io ero commosso sino alle lacrime per aver incontrato Barzin dopo dieci anni di contatti virtuali e per aver sentito per la prima volta dal vivo quelle canzoni di cui ho bisogno come dell'aria che respiro.
E poi quando mi ha ringraziato dal palco..beh è stato il regalo più bello che potessi avere, in una giornata di per sè gia magica.
E' stato bello dividere con te, Ross, Daria e Ricky questa splendida esperienza. Grazie!
thanx to you giuseppe - thanx for keepin' the good music alive
Mi hai fatto ridere di gusto! fantastiche le tue cronache!!!!
^_^
onorata di aver contribuito al "servizio" anche se con una semplice foto!
a presto o mio portaborse! (un vero gentiluomo...altro che Fra!)
Uale
la Uale! sì in effetti si è comportato un po' da rock star il ns amico.. e vabbè
facciamo qualche altro reportage insieme in futuro!
con vero piacere!!!
tu scrivi e io scatto ok?!?!
p.s. ma no...è che è abituato a vedermi in giro con uno zainone più grosso di me...poi è un pò nato stanco! ma è un bravo fiùlet!
a presto allora!
^_^
leggere l'intero blog, pretty good
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