Friday, January 11, 2008

L'uomo con le valigie in mano


Arivo sempre tardi, lo so. Soprattutto quando si tratta di musicisti italiani, che tendo sempre a snobbare. Pica!, il suo nuovo disco in uscita ai primi di febbraio, è il primo che ascolto nella sua interezza e mi piace un casino. Non solo perché Davide Van De Sfroos si ispira abbondantemente alla musica americana che amo di più (country, folk, cajun) - e che bello sentire un banjo in un disco italiano - ma anche per i bellissimi testi, che non capendo un azz di dialetto alto-lombardo (manco basso, mi sun genovès... si dice così?) mi sono letto nella traduzione.

È un cantastorie, Davide, di storie che ha conosciuto o sentito di persona, storie che non leggerete su nessun giornale o sentirete in nessuna trasmissione televisiva, perché storie "vere", mica le balle che ci propina la De Filippi e compagnia, con un approccio alla vita fatto di forte realismo (sentitevi la bellissima New Orleans), amore per quei valori che oggi tutti disprezzano (dignità del lavoro, famiglia, ad esempio) e soprattutto sguardo aperto al mistero, come la Madonnina della splendida 40 pass, una delle più belle canzoni di cantautorato italiano che abbia mai ascoltato.

L'ho intervistato per il prossimo JAM. Mi piace anticipare un paio delle sue dichiarazioni che dicono di che pasta è fatto il Van De Sfroos. Che ad aprile suonerà al Forum di Assago. Mica male, per uno che è partito dal lago con un paio di valigie in mano...

"(La canzone New Orleans) racconta la storia d’amore di queste due persone con lo scenario drammatico di quello che stava succedendo. Le polemiche su quello che si poteva fare davanti all’uragano non fanno parte della realtà in cui l’uragano arriva per davvero. La cosa che mi ha colpito quando sono arrivato là erano le scritte fatte con la bomboletta spray dai vigili del fuoco sui marciapiedi che segnalavano, con dei codici appositi, i posti dove avevano trovato persone morte oppure nessun morto o ancora gli animali morti. La sensazione che avevi era che c’era una assenza, quella di chi era dovuto andar via o di chi era morto. Come dico nella canzone, ‘queste assenze da lasciar tacere’. Quello che fa rumore ancor più delle polemiche sono le assenze, ma il protagonista spezza una lancia a favore della speranza: ‘Ti garantisco che ti riporterò a New Orleans’ dice. Il loro problema al momento non è chi aiuta o chi no, ma esserci, nella contingenza, in quella che è la realtà del momento”.

"40 pass parla di tre persone che non esistono, anche se come loro ne conosco almeno 15. È un ritratto della mia generazione, di amici che hanno abbandonato il lago per andare in città. Qualcuno è diventato davvero un gigolo malavitoso, qualcun altro ha davvero studiato e poi negli anni di piombo è entrato nelle Brigate Rosse. Qualcun altro ha provato a diventare poliziotto e poi è diventato una specie di Robin Hood dei deboli. Con questa canzone ho voluto celebrare il mio rinnovato avvicinamento a Milano. Da bambino rappresentava una città gigantesca, un mondo che sentivi solo nei telegiornali. Quando poi arrivavi davanti al Duomo c’era una sorta di reticenza, la gente di paese diceva ‘che chiesa grande il Duomo’, per uno che viene da una chiesa di paese per entrare lì ci vorranno dei permessi tanto è imponente. La Madonnina di cui canto alla fine rappresenta un punto a cui guardare, a cui si rivolgono i tre protagonsiti della canzone, ma a cui in un certo senso mi rivolgo anch’io, rappresenta la redenzione: forse invece del telepass per entrare in Duomo basta fare ‘40 passi’, chiunque può entrarci. La Madonnina è il simbolo che io riconosco adesso di Milano, una città un po’ più mia e un po’ meno feroce”.

7 comments:

Spino said...

ma che bello leggere di DAVIDE!!!
quasi mio compaesano e che porta il mio stesso cognome... grandissimo cantautore che ho visto svariate volte dal vivo. Non vedo l'ora di ascoltare il nuovo lavoro!
Paolo se non lo conosci bene devi assolutamente approfondire con i lavori precedenti.

Fausto Leali said...

grande, grandissimo Davide, meriterebbe più successo di quello che ha avuto finora.

E che bello sentire finalmente parlare di Milano così, una città che a volte sembra faccia di tutto per apparire brutta anche quando non lo é...

Paolo Vites said...

spino... ti chiami anche tu van de sfroos di cognome?? :-)

allora ci vediamo tutti ad aprile nel pit al forum al concerto di davide!

Anonymous said...

Il Davide Bernasconi, andrebbe sentito con la pronuncia lachee,
è un bel personaggio oltre ad un ottimo compositore e musicista.
All'inizio mi sembravano, allora il gruppo erano i De Sfroos, i Como City Ramblers ma ascolto dopo ascolto mi sono pentito di averli paragonati troppo frettolosamente alla grande band emiliana, quando finirà la diaspora dei Modena?.
Giorgio zuma66
Adesso comunque non vedo l'ora di ascoltare il nuovo disco

Paolo Vites said...

giorgio zuma, sei il mio amico della valtellina??? ce l'hai ancora la foto che mi facesti con neal casal?? se sì, me la manderesti via jpg che l'ho persa? thank you!

Anonymous said...

Sono io la cerco e te la mando
La mia mailè g.baratto@alice.it
Un grande Neil Casal ma sabato ci vediamo per Ryan Bingham
Giorgio Baratto

Anonymous said...

Mi è sempre sembrato uno vero, anche quando andava a Quelli che il calcio..., insomma uno non ideologico ma sincero; non vedo l'ora di sentire l'ultimo lavoro, grazie Paolo, Marcello

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