Friday, November 06, 2009

Pathway to the stars (episode # 2)

(In cui si narrano tutti i concerti di His Bobness visti da colui che smaneggia questo blog, saltellando di qua e là negli anni, senza alcun filo logico, senso compiuto e soprattutto alcuna capacità critica)

Area Ex Autodromo, Modena, Italia, 12 settembre 1987

“Andiamo”. “Dove?”. “Non lo so, l’importante è andare”. No, checché ne dicessero le guide spirituali di tutti gli automobilisti del mondo, santi protettori Dean Moriarty e Neal Cassady, noi quel giorno caldo del 12 settembre 1987 ci mettemmo on the road con una meta ben precisa:Modena. Dentro a una autentica Ford degli anni 70, quelle che avevo visto solo nei film di Martin Scorsese, che ciucciava benzina come un dinosauro e che andava anche più o meno alla stessa velocità, la meta era il festivalone dell’Unità dove sotto garrule bandiere falce & martello (il muro era lì lì per crollare, ma ancora non lo sapeva nessuno) avremmo rivisto the blue eyed boy, dopo l'apparizione di tre anni prima, e non ci speravamo più che sarebbe ritornato.
E mica da solo. Accompagnato dalla più scintillante e ardente rock band d’America (“L’ultima rock band americana” come la definiva Dylan stesso, e a ragione), Tom Petty And The Heartbreakers. E mica solo loro, perché prima ancora avrebbe suonato Mister Roger Tambourine Man McGuinn. Roba da infarto per quelli come me, cresciuti piangendo sui vinili dei Byrds, di Dylan e urlando American Girl.

Posto infame, l’autodromo di Modena. Desolante e tristissimo, sotto al sole, manco un albero per ombrarsi o pisciare. Ci mettiamo in fila ben presto già al pomeriggio per finire comunque a metà dell’enorme spiazzo, lontani dal palco, schiacciati tra 20mila altre anime povere. Allora ancora non si usavano i megaschermi al fianco del palco, e noi cerchiamo di vedere le figurine piccole laggiù. Grazie a Dio l’impianto audio è ottimo. McGuinn, da solo all’acustica, già fa capire che stanotte anche senza dosi di LSD viaggeremo bene in alto negli spazi siderali delle buone vibrazioni. Chestnut Mare, Mr Tambourine Man, ovviamente. Poi sul palco salgono gli Heartbreakers ed è So You Want to Be a Rock’n’Roll Star. Sì, stanotte vogliamo essere tutti rock’n’roll stars. Portaci in viaggio sulla tua magica nave scintillante. Ecco: è come, anzi meglio, essere da Ciro’s a Los Angeles quella sera del 1965 in cui The Byrds entrano nella storia.
La tensione cresce e gli Heartbreakers la spazzano via con un set solidissimo, sguaiato e divertente: this is american music. Fucking american music. Non c’è uno dei 20mila che non stia saltando con loro. American girl. Mi giro per vedere se è scesa dal palco, ma non c’è.

Foto di Guido Harari

Le luci calano. Lo stomaco si avvinghia di terrore e amore. Perché il picoclo jokerman sta per salire sul palco. Allora non esisteva internet. Allora non si sapeva cosa aveva suonato la sera prima. Allora era tutto una scommessa. Allora era tutto più bello. A guardare oggi la set list di quella serata sembra di non crederci. Ma con gli Heartbreakers dietro, ogni cosa è possibile: c’è il fantasma dell’elettricità (addirittura Pledging My Time che su Blonde on Blonde seguiva Rainy Day Women, pezzo suonato in apertura di serata; da quel disco glorioso arrivano anche una spregiudicata I Want You e Memphis Blues Again). C’è il poeta solitario di Simple Twist of Fate e…. non potevo crederci, in quel momento… sta suonando Joey…………… E mi ritrovo catapultato in quel ‘claim bar in New York’--- C’è un po’ di Caraibi psichedelici in I and I e c’è il gospel poderoso, grazie alle meravigliose Queen of Rhythm, di In the Garden. Scampolo di Rolling Thunder Revue quando McGuinn si unisce a Dylan per Knockin’s on Heaven’s Door e poi la cavalcata sexy funk di When the Night Comes Falling from the Sky per mandare tutti a casa in grazia di Dio.
Gli Heartbreakers sono incredibilmente duttili, sanno replicare magicamente i suoni di ogni singolo disco originale, dal wild mercury sound di Blonde on Blonde alle delicatezze folk di Blood on the Tracks, aggiungendoci tocchi di ispirato jazz.
Nei giorni successivi non potrò credere alle cose che leggerò: tutti sono intenti a massacrare e stroncare questo concerto. Non ha fatto questa canzone non ha fatto quella e non ha detto neanche un grazie al pubblico…. Canta male ed è noioso. Coglioni tutti, dai quotidianisti alle riviste specializzate. Ancor più coglioni pensando agli orridi concerti che Dylan ha messo in scena in questi ultimi anni e sempre salutati dalla stampa come serate di grande musica. Prezzolati ignoranti con l’articolo già scritto nel cassetto due mesi prima.

Ma stanotte è per gli amanti. Stanotte è per chi è giovane. Stanotte è per chi è venuto fino a qui cercando la magia e l’ha saputa cogliere. Gli altri si mettano in coda per il prossimo concerto di Phil Collins. Stanotte è per correre sulle highway di casa, e poco importa che il sottoscritto provi a vedere se è possibile guidare – almeno un pochino – dormendo. L’esperimento non va in porto e passiamo il volante. Fra meno di un mese Bob Dylan e il tour dei templi in fiamme (è già never ending tour, ma nessuno lo sa) tornerà, questa volta a casa mia, a Milano. Ma questa è un’altra storia, altrettanto magica e forse ancor più bella.


Tour
: Temples in Flames

Band: Tom Petty And The Heartbreakers and The Queen of Rhythm

Scaletta concerto: Rainy Day Women # 12 & 35 / I Want You / In The Garden / Highway 61 Revisited / Simple Twist Of Fate / I And I / I'll Remember You / Joey / Tangled Up In Blue / Ballad Of A Thin Man / Pledging My Time / Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again / All Along The Watchtower / Knockin' On Heaven's Door / When The Night Comes Falling From The Sky

Vites rating
: **** su *****

13 comments:

anna said...

lo stomaco si è avvinghiato di terrore e amore anche solo leggendo qui...
alla prossima!
; )

Maurizio Pratelli said...

mi ripeto, questa "roba" merita carta. "Ma stanotte è per gli amanti. Stanotte è per chi è giovane. Stanotte è per chi è venuto fino a qui cercando la magia e l’ha saputa cogliere", è roba che io ci piango.

ciocco72 said...

invidia invidia...
ma una delle tipe che cantano e' la (ex)moglie 'segreta' di bob?

Paolo Vites said...

eh sì la carolyn che sarebbe andata a vocalizzare con springsteen qualche anno dopo

Fausto Leali said...

Grande anno il 1987, con la scaletta del concerto che cambiava ogni sera.
Lui, on stage, era crepuscolare assai, ma, come dici bene tu, la maggior parte dei giornalisti non capì nulla di quegli shows...

A Milano c'ero anch'io...waiting for the next episode!

Skywalkerboh said...

Parere mio personale: gli Heartbreakers sono il gruppo che dal vivo ha aggiunto di più alla bellezza delle canzoni dello Zio Bob.
E l'umiltà e le professionalità con cui hanno suonato per lui e con lui mi hanno sempre lasciato senza fiato.
Peccato, nel 1987 ero troppo piccolo per potermi spostare dalla mia isola... Che rimpianti... Però sono i racconti come questi che rimepiono un po' quel vuoto, e stasera questo pc mi sembra come un piccolo caminetto, e mi scalda,
grazie

Luca da SS

antonio lillo said...

fa molto jack kerouac in effetti, con un pò del tondelli di altri libertini...

grande pezzo hai scelto (adoro questa canzone, una delle mie preferite degli anni '80 e volevo chiederti a proposito, se ne sai nulla, se c'è attinenza con una di lou reed che ha un titolo quasi uguale, sai tipo brownsville girl e doing the things that we want to...)

Stefano said...

Non andai a vedere Bob nel 1984 per motivi che oggi ancora mi sono misteriosi,pur ricordando benissimo il carnet di tickets del 1984 sul banco della libreria "Rinascita" a Roma.
Cosi non mancai al secondo appuntamento e al mio primissimo concerto live di Dylan sempre a Roma,denominato 1987 the Temples Flames Tour.
Grande Bob Dylan!
Quella sera stavo sotto il palco attaccato alle transenne,quando entro'sparo' subito due cannonate con Blowin in the Wind e poi subito dopo Like a Rolling Stone,non erano gli encore,ma l'inizio del concerto.
Una serata che non dimentichero' mai.

Blue Bottazzi said...

C'ero anch'io quella sera... con Stefy, il "primo" amore...

Blue Bottazzi said...
This comment has been removed by the author.
roberto gandiglio said...

Il mio primo concerto di Dylan. Posto infame ma concerto spettacolare! Il giorno dopo feci il bis con il Palasport di Torino, altro concerto stroncato dalla critica (generalista) ma meraviglioso (l'ho riascoltato recentemente). Joey e I want you le ricordo da brividi.

Anonymous said...

ah..modena 87... dylan in stato di grazia. uno dei 3 migliori concerti di tutto il tour, senza discussioni.

Sad-Eyed Man said...

c'ero anch'io, quel tardo pomeriggio, all'autodromo.
avevo portato da Milano la mia bambina (+ una sua amichetta) : suo secondo concerto dylaniano, dopo quello di San Siro 1984.
Dylan non m'è piaciuto molto (il tutto poi confermato dal bootleg "Fishing in Modena"...), al contrario degli Heartbreakers, e perfino di McGuinn...

un mese dopo, quando invece hanno suonato all'Arena di Milano, tutt'altro livello...
quello si che fu un grande concerto...

ma sono sensazioni personali...

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