In una quanto rara combinazione di coincidenze mediatiche, quella che sarebbe stata definita l'ultima rivoluzione rock ebbe l'appoggio di cinema, editoria e naturalmente discografia. Rivoluzione rock, termine già di per sé ambiguo e restrittivo, ha senso proprio in quanto comprende non solo l'ipotetico arrivo sulle scene di un nuovo genere musicale, che ad ascoltarlo a fondo il grunge - è questa la rivoluzione di cui stiamo parlando - non ha poi granché di innovativo, quanto un impatto generale a livello sociale, culturale, politico. Anche di moda e costume, ovviamente. Più o meno quanto era avvenuto a metà degli anni 50 con l'avvento di Elvis e dei primi eroi del rockabilly (non si chiamava ancora rock'n'roll), a inizio 60 con l'esplosione della Beatlemania, a fine decennio con i fiori nei capelli degli hippie e a metà anni 70 con il punk. Tutti fenomeno che coinvolgevano non solo la musica, ma l'intera società.
Qualcosa di analogo sarebbe accaduto con il grunge, esploso a livello internazionale grazie al successo inaspettato del secondo album di una semisconosciuta band di Seattle, nello Stato americano di Washington: "Nevermind" dei Nirvana. Proprio come il fenomeno dei Beatles ebbe forma a Liverpool, quello hippie a San Francisco e quello punk a Londra, anche questa nuova rivoluzione aveva la sua città, il suo covo, la sua mecca, una cittadina tra le più piovose e tristi d'America, nota fino a quel momento solo per essere sede degli stabilimenti della Boeing e per il miglior cappuccino degli States. Ma anche per il largo consumo di eroina.
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3 comments:
...e città di Jimi Hendrix :-)
splendido articolo.
All' epoca sedicenni (sig...), io e la mia amica Nadia impazzimmo per Nevermind.
Quanto sbatacchiare i capelli a suon di musica come nel video!
Risalgono ad allora, quindi, i primi squilibri :-)
Francesca
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