"E domani sereno
volerò in braccio a Dio
tra i papaveri e il treno
perché là è il posto mio"
(Stefano Rosso, 1948-2008)
Ogni giorno ci lascia qualcuno. È un periodo un po' così, ma in fondo è la vita che è fatta così. Stefano Rosso non era uno di quei cantautori - del tipo Guccini, De Gregori e tanti altri - che hanno lasciato chissà quale segno incancellabile nella storia della musica italiana. Ma a noi "ragazzi del '77" piaceva perché era semplice, romantico e divertente. E a differenza di tanti cantautori storici, lui la chitarra la sapeva suonare davvero, ottimo esecutore di fingerpicking americano.
La frase memorabile rimane quella, «Che bello, due amici, una chitarra e uno spinello...» all'interno dell'arcinota Una storia disonesta, ma a me piaceva ancor di più Letto 26, delizosa folk song di casa nostra. E in Bologna 77 aveva raccontato quella che allora era la nostra realtà.
Oggi che leggo della sua morte, avrebbe compiuto 60 anni a dicembre, scopro che aveva abbandonato la musica per via di una delusione amorosa, e come uno di quei personaggi romantici dell'800 si era arruolato nella Legione Straniera. Incredibile.
Ciao Stè, sei stato un amico discreto e sincero. Chissà se in Paradiso ti faranno cantare la tua storia disonesta...
Wednesday, September 17, 2008
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2 comments:
Che dire? Bello vedere che abbiamo scritto più o meno le stesse cose sui nostri blog. Bello vedere che ci sono ancora "ragazzi del '77" con sogni colorati da far uscire, ogni tanto, dal cassetto. Bello, nell'amarezza del momento, dire grazie insieme a Stefano e ricordare le sue parole ironiche e spesso malinconiche. E in qualche modo farlo rivivere nei nostri pensieri
Ciao, Marco (Oldtaroz-Fuoricatalogo)
ciao, grazie della visita. sì, eravamo un bel gruppo di matti in quegli anni lì. bello il tuo blog e bel pensiero per stefano.
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