“Se un tizio mi interessa davvero e voglio avvicinarlo, non c’è mezzo migliore del vecchio solito sistema: chiedergli se ha da accendere” disse una volta Beth Orton.
Il breve incontro con i giornalisti sta ormai finendo, nella stanzetta del piano elevato dell’Alcatraz di Milano e io non penso certo a quella sua frase quando, dopo i saluti, ci stiamo tutti dirigendo all’uscita. Ultimo della fila, quasi a non voler porre fine a quei momenti magici passati con la cantante che mi aveva – e tutt’ora fa lo stesso effetto – fatto riscoprire il gusto stesso di ascoltare la musica –, me la trovo davanti che si fruga le tasche della sua giacca nera di pelle e ne tira fuori una sigaretta: “Hai da accendere?” mi chiede Beth Orton.
Era l’anno 2000, e alla sera – con pessima scelta di chi aveva organizzato quella serie di concerti – avrebbe fatto da opener, in ridotta formazione acustica, nientemeno che a Beck, che loro due saranno anche amici, ma per tutta la durata del suo set a malapena riuscivi ad ascoltare la sua voce divina nel vociare imbecille del pubblico accorso lì tutto per ascoltare il biondo folletto californiano. Il quale fece comunque un bellissimo concerto, ma la mia “prima volta” con la cantante inglese non fu granché, e non certo per colpa sua.
Un paio di anni dopo e siamo a Verona. Questa volta si faranno solo interviste singole, grazie a Dio. Mentre aspetto il mio turno faccio due passi e mi trovo sotto al balcone di Romeo e Giulietta; Verona è la città dell’amore, d’altro canto. Quando entro nel salottino della sua stanza le chiedo perché, fra tante città di tutta Europa dove presentare il nuovo disco abbia scelto proprio Verona: “Coz is fuckin’ beautiful” dice con il suo sorriso disarmante. C’è bisogno di chiedere altro, stupido giornalista?
Circa un mese dopo sarà a Milano per fare uno show. Il posto è il più sudicio e desolante club cittadino che andrà bene per i gruppi punk, ma non per una come lei, che questa volta si presenta addirittura con viola e violoncello. Concerto stupendo, nonostante il posto, comunque, con una travolgente The Best Bit da mandare a memoria. Sono invitato all’after show party e questa volta, mentre lei mi offre una birra, le chiedo io se ha da accendere.
Da allora niente più concerti italiani per Beth (anche se lo scorso settembre venne a Milano, una dell’innumerevole sfilza di artisti che eseguirono per intero Sgt. Pepper’s dei Beatles all’orribile fiera di Rho; inutile dire che fu la migliore del lotto, con Lucy in the Sky with Diamonds), tanto che nel 2006 sono volato fino a Dublino per non perdere la prima del nuovo tour. La cornice finalmente è adeguata, lo splendido Vicar Street, con posto a sedere conquistato senza fatica due file sotto il palco. Una serata di classe assassina, conclusa con una versione da sola della sua incisione che amo di più, nonostante sia un pezzo non scritto da lei, I Wish I Never Saw The Sunshine. Nessun essere vivente sa esprimere maggiormente di Beth Orton il senso di perdita e concludere con un sorriso sulle labbra.
Una intervista telefonica prevista qualche giorno dopo salterà all’ultimo momento, per ragioni che ignoro. Solo qualche mese dopo scopro che Beth è in dolce attesa e che per problemi legati alla gravidanza non si è sentita di farla. Sto ancora aspettando di recuperare l’intervista, ma è più importante sapere che adesso ha una bella bambina, Nancy, di 15 mesi, che l’ha tenuta felicemente occupata. Proprio ieri sera si è esibita a New York nell’ambito di una manciata di date americane che segnano il suo ritorno all’attività musicale. Mi ha detto un amico – fortunato – che era presente a questo show che a un certo punto dopo aver spiegato il motivo della lunga assenza, ha commentato: “And now I love music more than I ever have".
Ne sono felice. Della bambina, che chi conosce la storia di Beth e i suoi problemi di salute capirà che significato possa avere per lei, e del suo ritorno alla musica. Anche se adesso non mi chiederà più di accenderle una sigaretta.
Post scriptum: prima di scatenarvi con i commenti, quello per Beth è solo un amore platonico.
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9 comments:
piccolo il mondo.... è stata una delle mie prime "amicizie" su myspace, e comprai 3 suoi cd...
vecchio volopone!
Luca Skywalker
Sottoscrivo il "vecchio volpone": prima di leggere il Post Scriptum ero già pronto con le dita sulla tastiera...
Great post, anyway.
Non la conosco, comprerò qualcosa. Intanto sto ascoltando alla nausea Behind the ritual, dall'ultimo di Van Morrison, il mio pezzo del momento, un brano per me memorabile nel suo incedere, cosa ne pensi? So che non lo ami molto, a differenza di me, un abbraccio, Marcello
fratello, l'ultimo disco di van morrison che ho ascoltato seriamente - perché l'ho apprezzato - è stato Hymns to the silence, 1991...
datti un ascolto ai due video di beth orton nel mio post per farti una idea della tipa... ci vediamo il 13 aprile?
Grandissima!!!, non avevo mai sentito niemte, ma dopo avr ascoltato... e visto i due video sul post mi sa si è guadagnata un posto tra i miei musicisti preferiti di questo periodo.
c'ero nell'orribile rainbow di milano... concerto bellissimo con tanto di tazzina di te' tra un brano e l'altro
speriamo ritorni
almeno nelle vicinanze!
Magari con Ryan Adams... ok sto sognando!
E' vero che e' volgarissima nonostante l'aspetto aggraziato?
VOLGARISSIMA???? NOOOOOOOOO!!!
be', usa parecchi fuck, fuckin, twat etc, ma mai come i fratelli Gallagher...
cosa c'è il 13 aprile? marcello
per quelli che non l'hanno visto, check this out!
http://youtube.com/watch?v=EUietpnUvCY
yours, rag
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