“Jerry Garcia e i Grateful Dead attaccarono una versione di Can’t Turn You Loose così veloce che era impossibile stargli dietro… Non ho idea di che montagna di coca si fossero fatti prima di salire sul palco… Ma fu una serata leggendaria”.
In un elegante ristorante di una (viceversa) delle zone più malfamate di Milano (avete presente lo squallido alberghetto della periferia di Chicago dove dormono Jake ed Elwood, i Blues Brothers, nell’omonimo film? Quello la cui finestra dà su una linea ferroviaria in cui i treni passano ogni secondo? Ecco, ieri sera lì accanto c’era anche la linea ferroviaria) quello che mi racconta queste cose è una autentica leggenda della musica nera americana, Mr. Lou “Blue” Marini. Stiamo parlando di quel concerto di fine anni 70 in cui i Blues Brothers suonarono un incredibile set prima dei Grateful Dead: che ci azzeccava un gruppo di musicisti R&B tutti vestiti di nero con gli ex re della scena tutta colorata degli hippie? Sulla carta niente, ma nella musica, quella vera, di queste cose ne accadono. È allora che scocca la magia.
Lou Marini è a Milano per produrre un disco di alcuni amici, che sarà, già ve lo annuncio, una autentica bomba.
Ma Lou Marini non è solo Blues Brothers ovviamente. È sulle scene dalla fine degli anni 60, ha suonato con leggende come i Blood, Sweat & Tears, Frank Zappa, Steely Dan e tanti altri. Adesso sta per andare in tour con James Taylor. Parla come farebbe un protagonista di un film di Martin Scorsese, magari proprio Mean Streets. Come fanno solo gli italo-americani di New York: ha sempre una storiella da tirare fuori, condita con esagerazioni che se le raccontassi io non riderebbe nessuno. Ma immaginate di essere a cena con un Danny De Vito, allora sì che la descrizione che Lou fa dell’incontro con una mamma italiana fuori del Grand Hotel di Rimini che spinge una carrozzina su tacchi altissimi e una minigonna di lunghezza pari allo zero, vi farà rotolare sotto al tavolo.
Lo lascio ancora al tavolo, tra un piatto di pasta e uno di insalata: 63 anni che compierà fra poco ma ne dimostra, per l’entusiasmo e anche la forma fisica, la metà. Sweet soul music ti allunga la vita. E mi viene in mente che non gli ho chiesto della sua partecipazione a uno dei dischi che amo di più, un disco di un grande amico, Night Visions di Elliott Murphy. Era il 1976. Ne parleremo un’altra volta, Mr Lou “Blue” Marini…
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1 comment:
Fantastico Lou!
L'ho visto l'estate scorsa a Porretta, una delle tante cose di cui vado fiero!
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